giovedì 9 febbraio 2012

Le parole che non ho

Quando lo voce non esce da sola devo affidarmi alle canzoni da cantare, non mie, per tirare fuori le parole che non ho; ci sono canzoni che scelgo e canzoni che non scelgo, che arrivano quasi per caso (o no?); e poi c'è la musica, quella che indipendentemente dalle parole arriva dritta dentro. Intanto passa per caso nelle cuffie una canzone (ovviamente triste) dei Rascal Flatts; come solito della musica country ci sono grandi speranze e grandi sogni, magari disattesi, ma ci sono.

E nel frattempo si aprono grandi finestre sul passato, generando inutili ed infantili tensioni temporanee, poi stemperate dall'adrenalina di note cantate che inizio pian piano a fare mie; note che un po' alla volta cambiano, ne arrivano di nuove; nuove note che il Velocissimo ma Inconcludente amico conosce, suo malgrado, molto bene, anche se per lui fanno ormai parte di un passato archiviato, rimasto dietro le colline, da cui imparare.


Ora, in un ennesimo tentativo disperato di rinnovamento, visto che strade e destinazioni non migliorano e le parole che non ho continuano a non uscire, inizierò a leggere nuove parole non mie, cambiando completamente genere letterario rispetto al passato, con il velato intento di rimettere in moto l'immaginazione e di riprendere a sognare aiutandomi con la fantasia di chi è riuscito a concretizzare un sogno; perché i sogni, quelli miei, è come se svanissero gradualmente giorno dopo giorno, assieme alle speranze di concretizzarli e di trovare una persona assieme a cui sognare.

Per non farmi mancare nulla, continuo nella mia immancabile propensione a prendere strade sbagliate sbattendo contro i muri; mentre l'autobus, quello giusto, il 47 per Kvikkjokk, che non sbaglia strada, non è ancora arrivato e sembra non arrivare mai.

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