Cammino ancora verso quelle luci che non conosco, lontane ed offuscate, ma continuo a farmi distrarre la vista da strade che più volte ho detto e pensato di non dover prendere; per non perdere la direzione, per non andare a sbattere contro nuovi muri, per non finire nella nebbia, per non farsi illusioni, per non minare ulteriormente la mia autostima (dovesse ancora essercene).
Allora perché sono di nuovo qui a tornare sui miei passi su un sentiero scosceso per cercare di recuperare la via che stavo seguendo? Perché questa propensione a seguire strade che so già che non vanno da nessuna parte e da cui poi è doloroso uscire?
Cerco di uscire dalla nebbia, piano, un passo alla volta, anche se quelle strade dai numeri nuovi e invitanti, nonostante i posti di blocco notturni a sorpresa (senza problemi... alla guida cerco di essere previdente, cosa che non mi riesce evidentemente altrove), nonostante i vecchi muri ormai ininfluenti, nonostante i lunghi dubbi, iniziavano a sembrare percorribili non solo come vie di passaggio.
Oppure sono all'inizio di un ponte pericolante e devo decidere se tornare indietro subito oppure provare ad attraversarlo, tenendo una corda agganciata indietro in modo da riuscire, anche in caso di crollo, per quanto con difficoltà e fatica, a tornare al punto di partenza, sperando che in quell'eventualità qualcuno mi tenga la corda tirata e mi eviti per quanto possibile lo strappo della caduta.
Un'asse alla volta, magari partendo da una piccolo angolo di meditazione da condividere.
se vuoi te la tengo tirata io la corda...un amico non lo faccio sbattere violentemente alla roccia...se posso gli attutisco la caduta, perchè impedire che cada, quello è impossibile, sarebbe come impedire di vivere, ma dato che ho le spalle grosse anche se segnate, la corda la tendo volentieri, dopo apposito permesso o richiesta.
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