martedì 31 gennaio 2012

Scarsa abitudine alla strada buona (e alla sicurezza)


Via Nova, tratto discendente: la macchina è fredda e allora sfrutto tutta la coppia dei bassi per sorpassare un vecchio fuoristrada guidato da un vecchio lentissimo, e pure insultereccio quando l'ho appena messo negli specchietti. Mi aspetta un lungo viaggio, fino a Rovigo, bella città, un po' nebbiosa.
E' un periodo strano, questo, molto positivo. Sembra quasi che io stia camminando, per la prima volta, su un terreno solido e credibile, per il quale vale la pena di esistere.
Apprezzo l'amicizia, in cui quella storica e quelle nuove si commistionano continuamente tra loro ed è come aver sempre avuto accanto quelle persone nella vita.
L'Eroica sfida il pericolo della neve e inanella traiettorie perfette, divenendo un leprotto transappenninico che si trascina dietro un codazzo di BMW e Audi che seguono le traiettorie in modo pedissequo, non senza difficoltà, per arrivare prima possibile a destinazione.
Non sfida solo il pericolo neve: sfida le paure, le convinzioni altrui, e porta il mio carico di fondamenta solide a destinazione, su cui costruire un giovane ma saldo edificio che si spera duri nel tempo.
Provo una sensazione strana, come se avessi guidato sinora la mia macchina, con tutte le sue gomme da pista, le sue caratteristiche da mezzo veloce, su un terreno innevato, sul quale ogni piccola sterzata poteva davvero compromettere la stabilità di ciò che avevo costruito, pressoché da solo.
Ora cammino sul terreno solido, forte, liscio, adatto a me. Ed è una sensazione nuova, perché ho sempre lottato per ogni goccia, ogni travaso d'amore, ogni momento bello me lo sono dovuto guadagnare, con sudore, sangue e tante lacrime.
Adesso no, c'è emozione e ragione. E non finirà.

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