martedì 10 gennaio 2012

Mondi paralleli

SS51bis, 60km/h, un sottile strato di neve ai bordi della strada, appena visibile quando viene illuminata dai fari in un tardo pomeriggio invernale cadorino; il bis dopo il nome significa che sono sulla variante della mia amata Alemagna che da Pieve di Cadore si distacca e corre verso Lozzo di Cadore, seguendo ancora per qualche chilometro il corso del Piave, prima di unirsi alla SS52, prenderne il nome e proseguire nuovamente lungo il Piave salvo poi abbandonarlo a Santo Stefano di Cadore.

Faccio scendere alla stazione di Calalzo la simpatica ed inaspettata passeggera con cui ho serenamente condiviso la strada fin lì, dopo un veloce tour di Pieve in attesa del DolomitiBus che l'avrebbe portata verso più note e mondane mete, e riprendo la SS51bis verso nuove conferme, nuove smentite, nuove amicizie e nuove strade, ma soprattutto verso quello che per due giorni sarebbe divenuto un mondo parallelo, un mio temporaneo mondo parallelo.


Una volta abbandonate le più frequentate statali la strada, ora sconosciuta, inizia a stringersi ed inerpicarsi fra tornanti, doppie e mezze curve, con la neve ai bordi più insistente; la salita, le gomme invernali e i distinguibili pali per lo spazzaneve ai lati mi fanno osare qualche divertente accelerazione (sempre senza strafare) dove si intuisce il percorso; poi le prime luci del paese mi fanno rallentare, trovo la via e chiamo la padrona di casa ..."Sono qui!". Cinque minuti e arriva il resto della comitiva, capitanata da un nuovo amico autista (e passeggero); il mio contatto con il mondo esterno si chiude lì, non fosse altro per quello squarcio tra le nuvole che la mattina dopo mi ha fatto vedere il mio Antelao, certamente non vicino, da una prospettiva da cui non l'avevo mai visto.

A questo punto diventa quasi irrilevante dire che i giorni sono diventati due quando avrebbe dovuto essere solo uno, dire quanto l'allegria, l'amicizia, la spensieratezza e la sincerità di quei giorni mi siano rimaste nel cuore, dire quanto la neve che cadeva non facesse altro che aiutare ad attutire qualsiasi influenza esterna, dire quanto le telefonate che ci siamo scambiati sulla via del ritorno, ancora con il sorriso in faccia, restino tra le più belle che io ricordi... e ancor per me risulta difficile, come mio solito, comunicare tutto ciò alle persone che assieme a me hanno vissuto quest'esperienza, lasciandomi anche questa volta con il dubbio di esser riuscito a far capire quanto bene stessi, quanto importanti siano state per me quelle ore ...o se il mio usuale muro abbia nascosto anche questa volta quelle sensazioni.

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