martedì 3 gennaio 2012

Fondamenta


Via Nova da lungo tempo riaperta, 60km/h. Discendo stamani con la lentezza di chi ha tempo e non vuole tirare per i pochi km che mi separano da casa all'ufficio.
La mattina è di quelle particolari: in Piano c'è la nebbia, che si attacca ai vestiti e rende le mani appiccicose come la bocca, e lascia quel fondo limaccioso in terra che così poco piace alla mia Alfa, adesso nuda e cruda, con la sua potenza che non ha tanta voglia di essere domata.
Lo sanno le mie mani esperte (cit.) che abbracciano il volante di pelle, mani vogliose di un prepotente ritorno sulle scene in tutti i campi.
Ho sbagliato, a smettere di correre, in nome delle lamentele altrui. Ho sbagliato a sottomettermi e a sottomettere. Ho sbagliato ad insistere e chiedo scusa a chi ha subito la mia petulanza, ma sono terribilmente insicuro e molto spesso ho tentato di mascherare le frittate fatte con l'apparenza dell'indistruttibilità e con il totale rifiuto di condivisione di un percorso.
C'era la mia strada, o quella imposta da chi c'era accanto.
La mia strada però c'è sempre. Solo che è sensibilmente cambiata.
Ma è un sinuoso susseguirsi di cambi di traiettoria, nelle nostre vite.
Inevitabilmente, anche se le persone si separano, lasciano dentro di noi un ricordo di quanto il mondo era tutto bello, e appariva come indistruttibile.
“...Più non s’incateneranno i miei occhi nei tuoi occhi, più non s’addolcirà vicino a te il mio dolore. Ma dove andrà porterà il tuo sguardo e dove camminerai porterai il mio dolore. Fui tuo, fosti mia. Che più? Insieme facemmo un angolo nella strada dove l’amore passò....”.
Neruda testimonia il fatto che le persone che abbiamo amato rimangono dentro di noi, che i percorsi, le strade, quelle fatte per amore, rimangono nel cuore e non se ne vanno.
Forse chi abbiamo amato ci rimane sempre accanto, e gli amori veri si dissolvono ma restano a farti capire che non devi sbagliare più e nel loro ricordo, pur avendo svoltato, si vive e ci si crogiola.
Ci sono strade, sentieri, luoghi da cui non passi, ma di cui sei sicuro che ti saluteranno quando ci rientrerai. Così è avvenuto mille volte.
E alla fine da tutto questo, dalle esperienze di vita vissuta, inizi ad imparare che un edificio costruito sulla sabbia, ancorché esteticamente bellissimo, frana. Ti puoi arrabattare per renderlo solido ma non ce la fai, nonostante gli sforzi e i puntelli.
Allora dobbiamo tutti imparare, come ho fatto io, che si parte dalle fondamenta e il bell'edificio viene su dopo, con calma. Senza fondamenta solide, meglio non costruire niente.

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