domenica 15 gennaio 2012

La mia festa


Sono contro la mania dell’apparire, dell’esser belli.
Non c’è cosa al mondo che disprezzi più dell’ostentazione.
Se mai dovessi avere una festa, per la circostanza voglio esser nascosta.
Come può essere “tuo” qualcosa di cui sei protagonista? E’ tuo il figlio che fai e che poi ti sfugge, è tua la vita che vivi un po’ per caso, un po’ per voglia.

Non è tuo lo spettacolo, in cui reciti, ma scritto da altri.
Non è tua la festa in cui compari, se dettata da una tradizione.
Come può esser tuo il palco sul quale impersoni qualcosa di precostituito? Una sposa, un neonato, un diplomato, un laureato...
Niente di questo è nostro.

Come può esser del burattino lo spettacolo in cui l’artista tira i fili?
Tuo è il quadro che dipingi e che non ti raffigura, la canzone che componi ma non canti, il testo che scrivi ma non leggi...

Se mai avrò una festa non voglio stare in piena vista, ma in disparte; voglio scomparire ed osservare quei manichini pilotati, come macchine, da assurdi precetti.

Per la mia festa non vorrei un bel vestito, ma l’invisibilità.
In effetti, non gradirei alcuna festa.

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