"...Come sempre suole accadere in un lungo viaggio, alle prime due o tre stazioni l'immaginazione resta ferma nel luogo di dove sei partito, e poi d'un tratto, col primo mattino incontrato per via, si volge verso la meta del viaggio e ormai costruisce là i castelli dell'avvenire..." (cit. Tolstoj). Strade diverse, vite diverse, posti diversi, mezzi diversi. Ma la meta è il viaggio e il viaggio siamo noi. E non ci fermiamo mai.
domenica 15 gennaio 2012
La mia festa
Sono contro la mania dell’apparire, dell’esser belli.
Non c’è cosa al mondo che disprezzi più dell’ostentazione.
Se mai dovessi avere una festa, per la circostanza voglio esser nascosta.
Come può essere “tuo” qualcosa di cui sei protagonista? E’ tuo il figlio che fai e che poi ti sfugge, è tua la vita che vivi un po’ per caso, un po’ per voglia.
Non è tuo lo spettacolo, in cui reciti, ma scritto da altri.
Non è tua la festa in cui compari, se dettata da una tradizione.
Come può esser tuo il palco sul quale impersoni qualcosa di precostituito? Una sposa, un neonato, un diplomato, un laureato...
Niente di questo è nostro.
Come può esser del burattino lo spettacolo in cui l’artista tira i fili?
Tuo è il quadro che dipingi e che non ti raffigura, la canzone che componi ma non canti, il testo che scrivi ma non leggi...
Se mai avrò una festa non voglio stare in piena vista, ma in disparte; voglio scomparire ed osservare quei manichini pilotati, come macchine, da assurdi precetti.
Per la mia festa non vorrei un bel vestito, ma l’invisibilità.
In effetti, non gradirei alcuna festa.
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