domenica 15 gennaio 2012

Lettera triste ad un amico perduto


Mi dispiace Andrea, mi dispiace perché non c’è più niente che mi ricordi te. Non c’è più lei a sostenermi gentilmente il braccio camminando per strada il sabato pomeriggio. Non c’è più la serata nel consueto posto in cui ci trovavamo. Non passo più dai giardini dove a volte parlavamo, o ti vedevo con lei. Non c’è il tuo nome sul mio telefono, non c’è la tua mail nel mio indirizzario.

Mi dispiace perché non c’è più assolutamente niente che mi faccia pensare a te. E lei ha un altro, come aveva un altro il giorno che te ne sei andato. Non parliamo più di te Andrea. Non ci vediamo più poi così spesso, forse perché penseremmo ancora a te. La nostra esistenza è irrimediabilmente legata alla tua presenza, che ha lasciato un vuoto così grande.
Non avrei mai capito fino in fondo perché le persone si dividono quando perdono qualcuno, non lo avrei mai capito se questo non fosse successo.
Ora capisco tutto. Ma sappi che a volte ti ripenso, quando passo dal luogo in cui giaci, che da quel giorno non ho più visitato. E mi fa paura pensare di rivederti, perché quella foto non è più te. Come la ricordo bene…

Con questo vorrei riportarti nella mia memoria, nelle mie parole, vorrei che tu vivessi ancora. I miei problemi mi spingono a pensare che dovrei lasciarti andare, ma non posso farlo. La tua sorte è stata così crudele, così reale, che mi riesce difficile pensare che non possa accadere a nessun altro. Quando una statistica diventa realtà per le persone a noi vicine, purtroppo non sarà mai più solo una statistica, ma una concreta possibilità, e spaventa.

La morte è così beffarda! Ti vantavi tanto di essere l’unico a possedere quel cognome… ora non ce l’ha più nessuno, nel tuo piccolo sei riuscito a privare l’Italia intera di qualcosa.

Sono tutti andati avanti, e forse anche io, ma quel panico è il mio modo per non lasciarti andare, per non farti un torto, come a dire “avrei dovuto saperlo”. Avrei dovuto sapere che era possibile, avrei dovuto ogni volta salutarti come fosse stata l’ultima. Ma non prendiamoci in giro, la vita non potrebbe essere realmente vissuta con l’ottica del memento moris. Non sbagliavo prima, sbaglio adesso. Ad ogni modo mi dispiace desiderare di perdere totalmente il sentore della tua presenza. Dispiace ancora di più non credere in un aldilà in cui tu possa sentirmi. E se mai esistesse, spero gradirai questa carta straccia.

1 commento:

  1. Non farlo svanire... Il tuo dolore è il prezzo di un amore vissuto. Ora trasformarlo in gratitudine e alza gli occhi. Lì dove trovi le sue tracce e sai sorridere, trovi il dono di un amore infinito. Non si cancella il vissuto, ma credo che tu abbia avuto un grande dono. Io non l'ho avuto e molti luoghi sono uguali ad altri. E dove non c'è volto, non c'è ricordo, perché quell'amico non l'ho avuto...

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