mercoledì 11 gennaio 2012

Rotture del silenzio per espressioni del disappunto ma quando meno te lo aspetti.....


SS223, 140km/h, 2 ottobre 2010. La prima fine delle cose (allora) più importanti aveva fatto il suo corso a 100km da casa mia. L'Ammiraglia procedeva con la calma di chi sa che è perfettamente conscio di aver perso tutto, nell'obbligatorio viaggio di ritorno verso casa. La mia guida non era rabbiosa quella sera, tentavo semplicemente di contenere gli stimoli che il cervello, nella sua immensa razionalità determinata dall'eccesso di adrenalina, inviava al mio piede destro, che l'altra parte di me faceva alzare, in un impeto di razionalità, di fredda razionalità. Non ricordo se pioveva quel giorno, ma credo di no. Forse piovvero lacrime, ma non per strada, a casa, in estremo silenzio.
"...Ragazzi, tranquilli, divertitevi..." dissi ai due fratelli di sempre che volevano intraprendere un'impresa eroica e venirmi a riprendere laggiù.
"...Chiamaci quando arrivi e non fa cazzate per strada, per favore...".
L'Ammiraglia proseguiva la sua corsa e pareva sentirsi molto a suo agio nel tenere quel passo medio-veloce tipico delle galoppate sull'A13, anche se la strada era diversa, le curve lì c'erano, e la voglia di arrivare, forse, era tanta.
Ero conscio della situazione di rischio che si stava creando e che poi avrebbe permeato "ogni stato e grado del procedimento" della mia vita di quel periodo.
Mi ritrovai un'Audi A3 1900 turbodiesel davanti, forse è un 105cv. Lo risorpassai con la freddezza che il cambio sequenziale rilogicizzato, il piccolo motore nato con 70cv ma con manicotteria maggiorata, rimappatura "...cattiva ma conservativa..." e altri aggeggi vari, sprigionava qualcosa come 98 puledri, toccava effettivi 185km/h.
All'epoca facevo di necessità virtù e avevo imparato a lanciarla, quella macchina rossa inizialmente restìa ad assecondare le mie velleità sportiveggianti, ma una volta presa strada, entrata in coppia, data la marcia giusta, faceva la sua porchissima figura, anche se preferiva le galoppate sulla Bologna-Padova. Quel giorno l'Ammiraglia mi assecondò alla perfezione nelle mie velleità galoppatorie, dando il meglio di sé, in effetti, quando era necessario.
Tangenziale ovest di Siena (se mai ce ne fosse stata una est), 150km/h.
Arrivai a casa, in quell'oscura, grigia serata di ottobre, avvolto dal buio e dalle telefonate degli amici.
Iniziai il percorso quella sera stessa: mi guardai dentro dicendo, per 5 minuti, che non avevo perso niente. In realtà avevo perso tutto.
Nei giorni successivi cercai un punto di rottura, con me stesso e con le mie convinzioni, mentre cercavo di obbligarmi a star male e non ci stavo quanto dicevo agli altri, anzi, forse dovevo in una qualche maniera reprimere la voglia di scappare da tutto quello che stavo costruendo.
Insomma, da lì iniziarono a balenare i propositi di recupero di quanto avevo perso. Feci di tutto, e come sappiamo ho rimesso a posto un coccio rotto per mesi, fino alla debacle conclusiva.
Già, ma da tutto questo riuscii solo ad avere emozioni forti, paura di essere costantemente in bilico ecc. Il resto lo sanno gli amici, lo sa Francesco.
E allora, arrivi a un punto in cui scollini, e ciò avviene esclusivamente per forza di cose, quando le speranze sono distrutte dalla conoscenza che qualcosa avviene a distanza, quando meno te lo aspetti.
E allora raccatti i cocci, tiri la macchina a tutto gas, e scendi dalla collina. Niente tratti di deserto: semplice sensazione di libertà forte, fortissima.
Quando meno te lo aspetti succede l'inaspettato, quello piacevole. Così come è successo a me, si ritorna a sperare, guardandosi a destra mentre percorriamo strade nuove, oscure superstrade in mezzo al nulla, e la sensazione di bilico sparisce, anche se le insicurezze traspaiono, e tu ti senti di nuovo su un piedistallo e, quando capita (rarissimamente) di ripensare ai fatti indietro, capisci che ora stai bene e prima eri una figura sbiadita che si arrabattava per un senso del dovere in primis nei confronti di se stesso.
Sono tornato a vivere, e a quell'epoca mai avrei pensato di poterlo rifare da zero.
Tornerai a sperare, amico mio. Tornerai a farlo quando meno te lo aspetti e prima di quanto tu creda.
E ora, concediti una bella tirata. E del tempo per te, solo per te.

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