lunedì 14 novembre 2011

Taversate oceaniche e vie del ritorno.


Il motorone dell'Eroica prese vita, di nuovo. Non è grande di cilindrata, solo 1368 miseri centimetri cubi, ma con due turbine, e una serie di accorgimenti seri e costosi era un vero mostro da 240km/h e con uno 0-100 in meno di sette secondi. Ha la coppia di un diesel in basso e l'erogazione di un benzina in alto.
Il profumo d'inverno era sempre lì, a far da padrone, con la luce più bella dell'anno, quella del mese di novembre, quella che ispirerebbe tanti viaggi imbacuccati, per godere dell'ultimo sole, così effimero, così chiaro, così ricco di pace, davanti a un mare calmo e sereno.
La macchina voleva ripartire. Voleva ripercorrere strade che aveva sognato quando, ancora, il suo sviluppo non era terminato.
E invece no. Siamo tutti inchiodati ad una mera convinzione, quella del luogo comune delle ferie di agosto.
E invece no. Sabato a Volterra il vento soffiava, forte. Il sole era rosso, e ci aspettavano diversi Km seguendo la direzione del compasso aperto, stavolta, dall'altra parte della Toscana.
Ci sono tratti atipici di strada da condividere, discussioni su cosa è un non meglio precisato morbo.
L'attesa dell'atmosfera "Multi Style" che solo noi conosciamo, ci inerpichiamo per queste curve in discesa che tanto fanno Toscana.
E c'è da pensare. Pensare a un qualcosa di naturale, di amichevole.
Pensare che il futuro è dall'altra parte del compasso rispetto a prima.
E mi viene in mente qualcosa che scrissi un tempo:
"...L'aquilone si libra nel cielo, sospinto dal forte vento di scirocco, coi suoi colori sgargianti che si stagliano nell'azzurro del cielo di fine agosto. Il cervo volante è bello, si muove regolare, regolarissimo, ondeggiando, imbardando, rollando, beccheggiando, ma sta lassù nel cielo. Chissà che spettacolo si gode da 50 metri di altitudine, ancorato a terra. Non va da nessuna parte.
Lo paragonerei a dei sentimenti rimasti lì, abbandonati. Volano, come le persone che li provano, per un momento, stanno alti, altissimi.
Poi però scende e rimane a terra. Non risale.
Ma il volo dell'aquilone, per la sua effimera durata, è comunque stato un volo. Vale la pena di essere aquilone, godersi un effimero innamoramento, volare per poco e atterrare di nuovo...".
Magari non sto volando, ma sono in fase di decollo. E tutto questo mi piace.

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