giovedì 10 novembre 2011

Emozioni filtrate

Tante emozioni ...eppure resta tutto dentro, nascosto, inespresso, bloccato dalla paura di sbagliare, di non poter tornare indietro; avrei solo voglia di uscire da qui e urlare. Ora tutto ciò si fonde con gli obbiettivi non raggiunti per cui, come al solito, riesco a dare la colpa solo a me, accrescendo ogni volta quell'insoddisfazione che non fa altro che aumentare, pur sicuro di essere io, in ultimo, a non voler cambiare ...cosa ci vuole in fondo, per iniziare a cambiare qualcosa, se non un po' di volontà? Già è difficile di per sé, se poi quella volontà manca, non andrò mai da nessuna parte. Solo il mio Trattore continuerà a portarmi in giro finché resisterà a tutti gli inutili chilometri che si deve sorbire giornalmente.

E non serve a niente cercare di scaricare le colpe della mia instabilità e della mia rassegnazione su inconsapevoli capri espiatori, sul passato, sia recente che remoto, che continua a ripresentarsi e a chiedere il conto, o sulle solite quattro ruote che ora, non più in configurazione estiva, vanno anche conservate con più cura. Torna sempre più forte la voglia di nascondersi, di isolarsi, di ricercare una pace interiore indipendentemente dal mondo che mi circonda; perché forse tutti questi sbalzi di umore significano semplicemente che, appena viene a mancare l'apporto benefico degli amici (senza cui, obbiettivamente, non saprei come fare e non saprei che piega avrebbe preso questo altalenante autunno), la base non è solida e cammino ancora in un pericoloso equilibrio instabile.

Allora mi faccio domande che non dovrei (o non vorrei?) farmi, diviso tra una testa che guarda timidamente in una direzione, un cuore che non vuole saperne di smettere di spingere (e di andare a sbattere) da un'altra, e vecchie-nuove sensazioni che saltuariamente affiorano in superficie rendendo il tutto ancora più confuso; ma per quante direzioni possano esistere per i miei pensieri, io resto fermo, incapace di proseguire in qualunque di queste, incapace di camminare, di rischiare, di gestire la situazione quando ci sono altre persone di mezzo e non sono solo io contro me stesso, alla ricerca, quale novello Jonathan Livingstone, di un'affascinante quanto inutile perfezione.

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