domenica 13 novembre 2011

Dove le strade si incrociano e si dividono

SS68, 120km/h, un rientro insolito da Volterra, alla guida dell'Eroica in configurazione definitiva, in un tramonto che non vuole finire, regala nuove emozioni ad un pilota ancora curioso e avido di panorami; in questa occasione però il pilota, per quei pochi intensi minuti che sono seguiti ad un veloce pit-stop, non è il Velocissimo ma Inconcludente padrone di quei luoghi, oggi inusuale attento passeggero; sul sedile di sinistra è salito un Costante ma Improduttivo intruso, carico di sogni irrealizzati.


Le turbine trascinano ad ogni accelerazione, prima solo una e pochi istanti dopo anche l'altra, con prepotenza, un cuore deluso. Mentre cambio e volante mi danno confidenza (forse quasi troppa), affondo il piede destro sull'acceleratore qualche volta e mi rendo conto del gran lavoro fatto da Andrea per addestrare il suo destriero, che ora (per quanto io prima non lo conoscessi) risponde, praticamente senza esitazioni, anche agli imperfetti ed approssimativi comandi che provo ad impartire con una certa diffidenza iniziale. In quei momenti non c'erano pensieri, non c'erano domande a cui non potessero non arrivare risposte, c'erano solo la strada, con le sue curve ed i suoi rettilinei su cui prendere per un attimo paura guardando il tachimetro, e due amici che provano, con obbiettivi e motivazioni diverse, a guardare avanti.

Per due giorni quelle strade, luogo di cuori infranti e cicatrizzati, sono diventate parte anche del mio mondo; mi sono immerso in terre non mie, assorbendone il calore e ripercorrendo le storie, sempre non mie, che me le hanno fatte indirettamente conoscere e sognare. Quelle strade su cui due amici piloti, uno finto ed uno vero, ragionano delle loro navi, rispettivamente da abbandonare e da guidare in porto; convinti entrambi, ne sono abbastanza sicuro, che la felicità esista e che la vita non sia fatta solo di fasi con diversi tipi di problemi, solo di strade che si incontrano e si dividono, ma di percorsi da affrontare e di difficoltà da superare; non da soli.

Ora, tornato a Nord-Est, mi trovo nuovamente in mezzo al Mare con la bonaccia e senza benzina, con le vele spiegate ma che non si riempiono, a guardare all'orizzonte in cerca sia di un porto che di un po' di vento che mi permetta di condurre lì la mia apparentemente anonima barchetta; perché la cambusa non ha rifornimenti per sempre.

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