lunedì 7 novembre 2011

Il sognatore dannatamente concreto - Guest star

Pubblico, in qualità di Direttore, il contributo di un ospite d'eccezione: la Wild card in punta di piedi.
Mi fa molto piacere che tanti abbiano compreso lo spirito del blog, che è quello di dare a tutti una chance di scrivere. Con molta soddisfazione. Bravo!

Il mio volante, il mio abitacolo, la mia auto, una strada da percorrere, accordi di chitarra, linee di basso, giri di synth e tagli di batteria abilmente pressati nel sound sconosciuto e meraviglioso di un power-trio.


Ho sempre misurato il livello delle mie preoccupazioni dalla mia guida. Essere felice significa musica alta, mani ore 9:15 e traiettorie impostate con precisione.

Essere preoccupato, più preoccupato del solito, è invece fatto di guide svogliate, nessuna musica, postura rilassata sul sedile ed una pericolosa disattenzione verso il mondo esterno.

Questo abitacolo è uno dei miei rifugi, uno dei pochi posti in cui veramente i problemi e le gioie si sezionano, si analizzano e si mescolano gli uni con le altre; nessuno qui può contraddirmi per il semplice fatto che sono solo, sono io.


Oso ritenermi un sognatore ma ritengo anche che esserlo possa voler dire tante, troppe cose. Per un sillogismo potremmo pensare che un sognatore mastica ed ingurgita sogni, propri od altrui.

Secondo me, guidatore condizionabile dai propri sentimenti, chi sogna lo fa utilizzando un pizzico di coraggio.

Premetto che sono una persona inquieta, ho il costante bisogno di placare le mie ansie con qualche certezza, di avere dei programmi prestabiliti, di poter sapere come le cose tenderanno ad evolversi. Se ho imparato a dominare questi impulsi nelle preoccupazioni quotidiane è invece il mio cuore folle a ribellarsi alle regole che cerco di dargli.

Lo maledico, spesso mi chiedo perché la mia testa debba subirne così tanto gli sbalzi ma alla fine mi domando sempre cosa farei senza di lui; discontinuo e bizzoso ma pur sempre cuore, pulsante di emozioni e sentimenti miei ma soprattutto veri.


Perché un sognatore è coraggioso? Come fa ad esserlo?

Essenzialmente credo per due motivi.


Chi sogna lo fa perché, comunque sia, accetta delle sfide e si mette in gioco.

Tante volte mi sono chiesto se il gioco valesse la candela, se quei battiti strani fossero veri o solo indice di una smania di conquista, di un desiderio passeggero.

Nonostante tutto, ogni volta quel muscolo pulsante nel mio torace aveva la meglio, mi suggeriva di provarci e di essere folle. Tutto il resto si sarebbe sistemato, tutto sarebbe andato bene, avrei razionalizzato e senza alcuna paura avrei affrontato il dolore cacciandolo nel buco più profondo della mia anima così che i suoi echi non potessero giungere alle mie orecchie.

Come spesso accade questi pensieri si addensavano in qualche viaggio in macchina; in più di una occasione il mio lettore mp3, tra i brani casuali, interrompeva il mio godimento progressive per far partire “La dura legge del goal”. Potrei sembrare infantile nel dirlo ma in questo tipico esempio di musica pop in salsa italiana, legato oramai a quei giorni bui e lontani in cui un teen-ager affrontava una prova importante nella sua vita, contiene un testo per me veritiero. Non sono mai stato un giocatore d’attacco ma sempre un difensore delicato e tenace al tempo stesso. Ho subito, tante volte ho perso ma non ho mai mollato; sicuro vincitore del premio della critica.

Ecco cosa significa per me essere un sognatore che si mette in gioco: giocare bene, indipendentemente dal punteggio finale.


Chi sogna e corre però sa anche fermarsi.

Io sono però anomalo ma non sono l’unico pilota a prendere decisioni apparentemente strane. Il mio cuore è folle ed affamato ma sa anche volare perfettamente in orizzontale; con il variometro bloccato, quota e velocità costanti.

Questo non è coraggio di buttarsi, ma freddezza e razionalità. La dimostrazione che, quando serve, la testa ha il sopravvento sul cuore, lo doma, ne imbriglia la potenza ed il carattere ribelle come solo pochi sapevano fare con le moto della vecchia classe 500.

Riuscire ad avere il controllo, per quanto in determinati momenti possa dare dispiacere, è la meravigliosa espressione dell’essere padroni di qualcosa, di essere un gubernator attento a se stesso ed agli altri. Niente più inquietudine, niente sussulti inutili, niente sangue marcio.

In cabina passa di nuovo la musica che amo, fatta di tempi dispari e talento da vendere “… a spirit with a vision is a dream …” le ultime parole prima di uno dei soli di chitarra più belli che abbia mai sentito in un disco live mi ricordano che il connubio perfetto di testa e di cuore è raggiunto, che non devo avere più paura delle mie stesse emozioni; torno ad essere attento alla guida ed alla musica. L’alternativa di rinchiudere altri brutti ricordi nel fondo oscuro di me stesso è lontana, per fortuna.


Sono un pilota che magari non ha la macchina che vuole, che forse desidera il mezzo sbagliato, sono la dimostrazione dell’aver imparato ad essere attento ai miei desideri, a rispettare gli avversari in pista.

Il mio cuore impavido su questa strada è al mio servizio, il mio viso è sorridente, le mie traiettorie sono precise e concentrate; non brucio un filo di gomma derapando, gareggio non acclamato dal pubblico ma rispettato dagli altri piloti corretti come me.


Essere un sognatore è guidare lungo una linea retta, stabile tra la sottile follia dei propri desideri e la bellissima concretezza di saper correre con ciò che abbiamo e di sentirci fortunati nell’averlo.


Entro qui come ospite, lo faccio con discrezione.

Stavolta ho preso il numero di gara e messo le ruote su questa strada virtuale perché ispirato dal bisogno altrui di risposte.


Un pensiero per chi ha deciso di seguire questa traiettoria per guidare il suo futuro.

Un pensiero per chi mi onora della sua amicizia e mi fa domandare cosa possa avere io di così interessante.

Mi faranno arrivare lontano.

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