lunedì 1 luglio 2013

Ciò che è mio


"...Prendi quella cavolo di Spider rossa e vai a riprenderti quello che è tuo...", tuonò su Whatsapp un neo amico, ex rivale figurato, col cui fantasma avevo fatto a spadate per un bel periodo: a scanso di equivoci non avevo né vinto né perso, ma semplicemente non c'era competizione su questi piani. 
Era un suggerimento non richiesto, chiaramente, alla luce delle novità che pervadono il periodo attuale.
"...Non è un cavolo di Spider, ma una vettura storica serissima, che ne vuoi sapere te che ai tempi avevi una Atos gialla...", risposi io, nel tentativo di deviare il ragionamento da quella che doveva essere la via degli obblighi morali che avrei dovuto intraprendere (tratto Appenninico dell'A1 compreso, tanto per cambiare). 
Obblighi? Morali? Ma stiamo scherzando?
Non c'è niente a cui ottemperare.
E ricordo a coloro che mi incitano a fare sti blitz simpaticissimi (e ormai un tantino desueti) che di mio ho solo i beni intestati, parco macchine incluso.
E quelle non rompono gli zebedei. A parte le microperdite dal cambio, quelle sì ma non sono gravi.
Ma lascio perdere. Non ora, almeno.
Nelle casse dell'Ammiraglia, ancora più specialista nel suo snaturato compito di pesce fuor d'acqua, ovvero quello prendere la scia in autostrada, romba oggi Billie Jean di Michal Jackson.
Dovevo ripartire stamani e non l'ho fatto, in memoria delle alzatacce dei vecchi tempi.
Eppure qualcosa succede di imprevisto e si riparte prima di cena, si affronta l'Appennino con la forza delle vetture in rimonta a Le Mans, la solita che ci metto sempre.
Tu, pilota ed ex pestatore scoordinato di acceleratori, hai  lo sguardo fisso negli specchi retrovisori, tocchi la punta di 180 di cui nemmeno ti accorgi nel curvone più stretto della strada che ti riporta, come ogni volta, a casa, sulla quale maturi la convinzione che probabilmente ce la faresti a tenere quella velocità per tutta la strada se non ci fossero le altre fastidiose macchine a dare noia. Medie da Gran Premio di Monza (che ho la sensazione venga abolito nel 2014, tanto la 1000km di Endurance l'hanno già fatta fuori).
Sto scommettendo su qualcosa che dovrebbe venir fuori e lo fa a rilento. Prenderà velocità, ne sono certo.Non sono abituato alle accelerazioni lente, però. Sono abituato a buttarmi a fittone nelle cose belle, e tenere le briglie tirate non è da me.
E ora devo appellarmi alle mia capacità di contenimento di tutte le emozioni, che son troppo mieloso e pesantone. Grazie a tutti, Leo ed ex Leo, neo Lions, di avermi infilato in questo casino, sempre in mezzo all'autostrada.
Stavolta il New Jersey si è avvicinato sin troppo allo specchio sinistro della mia rossa titolare dei viaggi lunghi, regina indiscussa dell'Appennino.
Stavolta la sto rischiando terribilmente grossa. 
Mi sa che stiamo lottando per la stessa cosa: creare la convinzione che il passato è brutto, chiudere gli specchi retrovisori e dimenticare ogni bene.
E crearsi un futuro.
In questa lotta si prendono spadate, non figurate, vere. Ma le ferite si rimarginano.
Proseguo a testa alta, sempre.
Ma le cose nel cuore restano, qualunque siano le circostanze che ci sono intorno. Qui non lo si vuole capire o si fa finta di non comprenderlo. Bah. 
In fondo, sono l'Andrea del Duetto e non più l'Andrea della Mito.

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