domenica 28 luglio 2013

Try

Siena, notte: il motore dell'Ammiraglia prende vita con la sua voce borbottante. Sembra quasi dirmi che è tardi e che ha sonno. Ma di sonno ne ha poco, come il suo pilota.
Vuole correre, ma come un cavallo impazzito ne tengo le briglie. 
Superstrada Siena-Firenze, 110km/h costanti. L'Ammiraglia, la Mito rossa, sfoggia il suo passo autostradale classico, nel fresco della notte. Classico, appunto.
La vettura procede, imperterrita, con il suo fare di ammiraglia accalorata da questa strana estate che si prennuncia bella.
E Virgin Radio, stranamente, tira fuori un pezzo di Pink che non credevo mi piacesse. Try.
Try. Vuol dire provare. Bisogna sempre provare. 
L'Ammiraglia Mito si ricorda, in uscita di curva, che per i 72.000km precedenti non ha fatto altro che vivere da vettura guidata da un autista per le autostrade a rincorrere chissà cosa, chissà chi.
E allora, in uscita di curva, il sonnolento "Turbo grande" inizia a soffiare. Il piede del pilota affonda. Sopra 3000 giri. 4000 giri. 5000 giri. La Ypsilon che avevamo davanti viene inghiottita dal vuoto buio che c'è dietro. Prolungo oltre ogni limite del buon senso la fase della pestatura dell'acceleratore.6000. 6500 giri.
Cambio. Freno. Rientro nelle zone a basso consumo.
L'Ammiraglia, che si è ritrovata per un attimo nel suo terreno migliore, sembra ringraziare, come qualcuno che chiede "ancora".
La morale è che devo provare.
Che dal bel terreno in cui mi trovo non mi sento più di dover assumere, ancora una volta, una maschera che non mi compete. Ed  è fantastico e strano allo stesso tempo.
Non mi sento costretto a dover apparire indistruttibile, ad "organizzare" per andar dietro alle paturnie altrui, a "fare" quando vorrei star fermo.
Non ho idea.
Forse è la stanchezza fortissima di anni che NESSUNO ha avuto sinora la minima voglia di comprendere. Nessuno. Tranne chi c'è ora.
Inizio ad aver meno voglia di capire, di far finta che tutto vada bene, di non poter dire "stasera sono stanco, stiamo a casa per favore", di dover sembrare quell'essere indistruttibile che non sono. Anche io ho pecche. E ne ho tante, in primis la poca resistenza.
Inizio ad aver voglia di dire che sono felice.  Di concretezza.
Perché chi alle volte sbandiera le cose per me sbaglia e lo vedo adesso, in questa nuova vita che mi sono costruito, chi mente sulla propria felicità. E io non ho bisogno di farlo, ora.
Bisogna provare. Provare ad avere una dimensione, altrimenti nella vita non si fa strada. E non si ama.

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