lunedì 8 luglio 2013

Le ragioni del tempo

Superstrada Siena-Bettolle, 110km/h. Notte fonda. Il telefono suona nelle casse ed interrompe un capolavoro della musica che è il concerto Frampton comes Alive. 
Interrompe le mie ritrovate velleità rocchettare, accantonate solo momentaneamente, ma rientrate con il massimo stile in questa vita. 
A partire da chi le ascolta senza protestare questa roba da trentenni
La telefonata interrompe anche il silenzio. Un silenzio in cui sto troppo bene, consapevole di ogni conseguenza, consapevole che a quest'ora ci vuole la musica e qualche messaggio dolce, chiarificatore, oppure di rottura.
Niente di tutto questo. 
L'Ammiraglia procede col suo fare imperturbabile, dotata di un preciso senso della traiettoria arricchito dall'esperienza dei miei trentadue anni, così come è avvenuto in tutto.
Col passare del tempo, le percorrenze diminuiscono, le traiettorie si fanno fini ed eleganti.
La telefonata di mera cortesia, ricevuta in modo estremamente gentile, chiude una splendida serata. Andrea avevi ragione, dice chi è all'altro lato del telefono. Chiudo. 
Frampton riparte con la sua chitarra a spingere la rossa e il pilota in direzione di Siena Firenze Grosseto. 
Chiaramente a Siena si gira verso Firenze.  Verso casa. 
Un tempo dicevo che ero a casa a Grosseto, figuratevi voi cari lettori. E la cenere ricopre quei fuoco effimero, di paglia. 
Pareva tutto ma era una piacevole ossessione, al sapore di gasolio (all'epoca), sudore, lacrime, sangue, contatti e altre cose che non sto a dire perché altrimenti scadrei nello scurrile.
Così la gente si illude, si lascia andare a chi non se lo merita. 
E matura pregiudizi.
Ecco, io li odio. Odio i pregiudizi.
Si fa presto a prendersi ragioni che non si hanno, nella vita. Si fa ancora prima a non ricordarsi delle cose belle e buone, perché è bello l'inizio ma è dopo che ci si scontra con la realtà. 
Si fa ancora prima a stare tranquilli come lo sono io adesso e in silenzio. 
La via è tracciata, come questa superstrada fatta di musica rock seria, di un colore nero persistente e di un profumo di asfalto troppo presente.
Non è la mia via, non lo è più. 
La mia via ora è quella dei fatti, del voler sconfiggere i pregiudizi che ancora affollano le menti quando non dovrebbero.
La mia vita deve correre nel vento, adesso.
E la felicità arriva solo se la si vuole dentro di noi. Esperienza accumulata.
Non so se il tempo mi darà ragione, ne sono del tutto convinto comunque.
Ogni parola è inutile adesso. La parola d'ordine è vivere.

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