domenica 21 luglio 2013

Mercato coperto

Via Nova in salita, 50km/h. L'Ignara Spider Veloce sta dietro ad una serie del tutto infinita di Apini, l'amato punto di riferimento della camminata mattutina, ovvero il pullman che va a Volterra, e una teoria altrettanto lunga di vetture accodate con poca voglia di sorpassare. 
Minaccia piogga, la solita delle 18:30 che qui da una settimana si presenta puntuale come una cartella di Equitalia. 
Stiamo dietro. Non importa, la strada è poca e forse ce la farò a rintanare la preziosa decappottabile dentro il garage prima che le gocce si presentino. 
Seconda marcia. Non so quanti giri perché il trimmer del contagiri è scassato e fondamentalmente irreperibile sul mercato e va cambiato. Lo farò a settembre.
Ma a questa velocità la Spider, col suo fare da persona che non sa e che non ne vuole sapere di niente, mi tira su degli inaspettati ricordi recenti.
Modena. Ecco, Modena. 
Un giro al mercato coperto di sabato mattina, in cui mi sentivo come rinato. Non ne ho idea del motivo, o forse sì e lo spiegherò più avanti. 
Siamo andati a fare questo giro là dentro, in quella bellissima struttura in stile liberty che credo si chiami Albinelli. C'era del pane, della frutta, dei fiori, odori e rumori, persone che nella loro giornata si affannavano a comprare le cose per la settimana. Due cuori.
Forse perché non c'è il mercato coperto a Colle, mi piaceva troppo stare là dentro. Osservare chi ho accanto comprare i pomodori, chiedermi cosa volevo e prendere tutt'altro e ridere sotto i miei inesistentissimi baffetti di quanto lei sia brava a fare la spese e non se ne renda nemmeno conto.
Per carità, io avrei comprato tutt'altro, però de gustibus non disputandum est. 
Eppure lei era così bella in quei momenti, in cui mascheravo il sentirmi bambino portato al mercato, lì presente tutti i giorni, e così assente nella mia piccola ma stupenda città con tutte quelle torrette.
Ma la realtà  è che tu, donna adulta, hai vinto. Hai combattuto senza mostrarlo contro le paure, le tue e le mie, i fantasmi, i dubbi che inevitabilmente si palesavano.
Sarà che adoro quella città lassù piena di Ferrari e Maserati, di gente aperta e non chiusa e burbera, di accenti carini e simpatici, di persone che ti accolgono e non ti giudicano, di gente spontanea.
Sarà che adoro chi me l'ha fatta conoscere quella città con i pullman gialli e blu e che mi sopporta ogni giorno.
Sarà che davvero le emozioni devono esserci, ma se dopo i primi tempi non trovi il verso di giocarti le carte della normalità e della complicità, la spontaneità e il non dover lottare.
Ho voglia di alzarmi la mattina ed andare al mercato coperto a comprare le cose da mangiare, i cetrioli e il pane.
Ho voglia di sentire l'odore dei fiori e sentirmi bambino senza dover mettere filtri a quello che dico e senti.
Ho voglia di gustarmi il silenzio e di venire ripreso perché sto zitto. 
A tratti questo paese mi sta stretto.
Ho voglia di vivere a pieno questa stupenda normalità.
Forse sono vecchio, ma se lo sono, ne vado orgoglioso. La vita è adesso.

Nessun commento:

Posta un commento

site stats