mercoledì 3 luglio 2013

Atomi e pregiudizi


Via Nova discendente, 70km/h. L'andatura della Spider Veloce, con le sue goffe movenze da vettura sportivissima dei tempi andati, inizia a prendere forma (cit. di ieri) tra le mani esperte (cit.del 2010 targata Maremma, 7 gomme forate a causa dei suoi accidenti) del pilota.
E' vuota in basso, incredibilmente cattiva in alto.
Le mie mani risultano essere esperte in tante cose, in tantissimi campi, senza scomodare le zone un po' osé che vanno tanto di moda di recente. 
Sono mani esperte nella tenuta del volante coi guanti, quelli da spiderista che tanto negli anni '90 mi piacevano e che nel 1999 mi comprai. 
E allora, prendiamo forma dai. Prendiamola nel curvone che scende e che in tanti ricordano, su cui l'Ammiraglia, prima del cambio gomme e delle HankookVentus V12 Evo (nome altisonante, ma ottime veramente, pure meglio delle Pzero Corsa),  scodava vistosamente e io mi sentivo il pilota di un tempo, quello che andava come le mine. 
Ma ora è diverso. 
La Mito non scoda più, non c'è verso. E' un'ammiraglietta sottosterzante. Veloce come al solito, anzi di più,  ma sottosterzante.
La Mito si fa l'autostrada. 
Questa vettura storica invece con le gomme norvegesi e la trazione posteriore fa dei traversi allucinanti. Non per mano mia, ancora inesperta in questo argomento. 
Il ritorno alle competizioni in zona vecchi è vicino. Pur sempre gare sono, e di un livello più elevato delle moderne. I piloti sono esperti, i navigatori di più. 
Eh già, ma io il navigatore che ho devo istruirlo. 
E allora prendiamo forma.  Prendiamo forma nella vita, come entità pilota-navigatore.
Come persone che si stanno accanto. Prendiamo forma, dai. 
Tra le prove che si affrontano nelle competizioni di regolarità ci sono numerosi cambi di direzione. 
Boh, vedremo.
Intanto io e te prendiamo forma.
Si parte. Piano. Ma il ritardo si accumula. Coda: 130 cavalli e non so quanti Nm di coppia sono fermi al nastro di partenza che girano al minimo, e io che tento di enfatizzare la partenza fissando la mia mano nell'atto di mettere dentro la prima marcia di questo cambio da veri uomini, da veri alfisti, che mi fa pure male alle mani, che chiede la terza spinta "di palmo".
Se ricomincio a correre, stavolta parto per vincere. Non c'è verso. Niente piazzamenti in classi inferiori.
Un tempo ci si accontentava del piazzamento, quello buono, dell'eroica rimonta e del divertimento.
Ora no, non mi accontento delle medaglie d'argento.
Mi spiace. In gara poi è esattamente come in amore.
Soprattutto in amore, ora che so cosa è l'oro. In gara non si vince tanto più facilmente.  Niente più argenti.
C'è chi lo fa, con tutto se stesso, si infatua dell'arte dell'accontentarsi e di una pia illusione, scambia oro per immondizia ed immondizia per oro (peraltro il sudicio produrrebbe anche energia, quindi....chissà cosa è meglio).

Non lo faccio più. Non mi accontento stavolta.
E poi arriva il momento in cui ti rendi conto che qualcosa è andato oltre, è cambiato.
Capita che passi per la Via Emilia SS9, dove c'è Vinicio e la concessionaria Motor, guardi i capannoni chiusi e ti rendi conto che il livello di discussione era rivolto in altissimo, sulla crisi economica, sulle cose serie.
Mi sono fatto quasi paura da solo, ci siamo fatti quasi paura da soli.
Mi sono sentito troppo grande, troppo a mio agio in queste zone serie, la mano intrecciata alla mia. 
L'amore fa paura. Quando arriva, anche di più. Quando se ne va, anche. 
Se ne va sospinto dai pregiudizi: E Einstein diceva che spezzare un pregiudizio è più difficile che spezzare l'atomo.
Certo è che vorrei essere in grado di sconfiggerli questi pregiudizi. Come fare? Non ho risposte. 
Eh già. Tutto si delinea. Il menefreghismo dissimulato dagli altri diventa amore, e la paura di lasciarsi andare sbaracca lentamente.


E tu dove vai adesso, pilota? Non so. O meglio lo so. Oltre.
Sai cosa, caro pilota? Ci sono momenti in cui le macchine avanti a te vanno oltre, e vanno lasciate andare. Tu fai la tua gara, pilota. Poi le riprendi senza esagerare, con naturalezza, quelle macchine scappate.
Non servono cose eclatanti, serve un passo condiviso nell'equipaggio.
Prima o poi quelle vetturette le riprendi, senza farti prendere dall'ansia, dall'idea che i primi stanno scappando anche se non se lo meritano e tu sei il migliore. 
No, i primi non scappano. Prima o poi sguazzeranno anche loro nel gruppone. Prima o poi. 



Eccomi qua, dismetto i panni del pilota professionista e mi rivesto da Avvocato e da persona che ha amato molto e che probabilmente ama ancora: vado a prendermi la mia medaglia d'oro. Semplicemente e naturalmente. In fondo, sono un Gentleman Driver. E pure felice.

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