martedì 9 luglio 2013

Last train home


La metro gialla si avvicinava regolarmente alla stazione nel profondo tunnel sotto Piazza del Duomo, poco più di venti minuti dopo la mezzanotte; c'erano le note dei Toto che risuonavano ancora nelle orecchie, con l'aria leggermente inumidita dalle poche gocce di pioggia che avevano imperlato e rinfrescato la serata. Sono riuscito a prenderla, quella corsa, probabilmente la penultima della giornata, nonostante la lunga attesa della rossa a Lotto, mentre uno "yeaaaaaah" scritto nell'etere accompagnava piacevolmente la salita su quell'ultimo treno verso casa della serata.

Poco più di un'ora prima ero ancora di fronte a quel palco da cui si propagava la solita serie incredibile di note e di canzoni che hanno fatto grande quella band che, seppur rimaneggiata in più parti nel tempo, unisce da trentacinque anni più e più generazioni di appassionati di Musica, quella vera, quella dei musicisti. Una scaletta che ha spazzato l'intera storia della band, dagli esordi del 1978 alla sempre carichissima e mai banale Falling In Between, ultimo sforzo creativo della metà dello scorso decennio.

L'ultimo treno... quanti ultimi treni sto prendendo, o perdendo, ora, in questi sempre meno giorni rimanenti di permanenza nella mia Milano, quella Milano che mi ha indubbiamente regalato impareggiabili emozioni e profondissime amicizie? Quante altre sorprese dovrò aspettarmi e quanti altri saluti dovrò fare?

Ho guardato a lungo il Duomo al tramonto, pochi giorni fa, aspettando due aprioristicamente improbabili amici di due diverse realtà che non si conoscevano; l'ho guardato, il Duomo, come simbolo di questa città che ha unito, uno dopo l'altro, i miei mondi separati; l'ho guardato con la nostalgia di chi lascia un luogo che ama per seguire una strada lunga ed in salita; l'ho riguardato, poche ore dopo, illuminato nella notte, al fianco di quegli stessi due amici che hanno compreso la mia nostalgia, sull'onda di azzardate similitudini cromatiche con le Dolomiti.

No, non sto scappando, ed è strano; è bello ma fa un po' male; è bello per la soddisfazione di aver costruito qualcosa; fa male per quelle tensioni che si accumulano e che vorrei provare a scaricare in lunghi e silenziosi abbracci e che invece restano, ancora, dentro.

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