sabato 6 luglio 2013

Trains (reprise)


Ho sempre amato i treni, sin da piccino. In uno scatolone ci sono stazioni, un abbozzo di plastico, una fila di locomotive che tirerebbe un parco per un piccolo Stato, tanti carri e carrozze specialmente italiani. 
Tante idee mai concluse in effetti.
Amavo una variopinta ferrovia, quella de beige-arancio-viola, del rosso vagone dei carri, dell'azzurro e blu dei Caimani e delle Tartarughe, dei Rapidi e degli sparuti Pendolini che iniziavano, nel loro colore biancorosso, ad effettuare treni di livello.
Amavo i merci con le locomotive marroni e lo sferragliare notturno all'impazzata la domenica dopo cena, dopo che la nonna mi aveva fatto le uova al pomodoro. 
Ero un bambino sopra la stazione di Campo di Marte, innamorato come pochi di quei movimenti, perso nel chiedermi perché la littorina per Borgo San Lorenzo passasse così spesso e fosse sempre così vuota.
Era la fine degli stupidissimi ma esaltanti anni ottanta, i miei nonni erano ancora vivi e innamorati come il primo giorno, la prima Alfa Romeo rossa con tanto di quadrifoglio verde era arrivata nei nostri garage con il suo zero a cento in nove secondi. 
Crebbi. Tutto questo finì e i treni finirono nello scatolone.
Nell'era dell'ETR 500 (ancora non si chiamava frecciarossa) l'avevo ripreso qualche treno per andare a farmi prendere per i fondelli.
Nonostante le mie dichiarazioni essenzialmente macchinare, qualche volta ho pure amato l'idea di andare col treno nei posti, per la piacevole sensazione di averla lasciata a casa, quella macchina rossa (indistintamente dal modello, tanto sono tutte di quel colore).

Nel mio umore altalenante, le mie macchine rosse le amo e le odio, paio Catullo. Amo accantonarle, vedere quei rossi relativi nel garage. Ho spostato il piacere del possesso dalla persona accanto alla vettura d'epoca. Mi pare un passetto avanti.

Tornando ai treni, quell'amore di lunga data, come quelli travagliati, non sopisce mai. Di norma.
Ma da quando correva l'anno 2012, 1 luglio, San Marziale, c'era la finale degli europei di calcio e soprattutto con l'America's Cup world Series in corso, sono rimasto inchiodato a Bologna, litigando come un deficiente con Trenitalia, prendendo insulti perché lui è un cliente premium e lo mettiamo dentro la Freccia che viene da Bolzano in prima classe, facendo lo spadaccino telefonico per la mia proverbiale cattiveria insultereccia, insomma, ho detto basta.
Alle volte, i grandi amori come quello mio per i treni, finiscono. Durati 31 anni e finiti per un cavolo di disagio e una serie di catastrofi che questo spadaccino ha dovuto subire.
Da quel momento, le mie fide macchine rosse mi hanno sempre portato a giro, solo saltuariamente tradite da qualche pullman a lunga percorrenza, da qualche autobus urbano, forse anche dal tram di Firenze.
Ma come nei grandi amori finiti, qualcosa rimane.
E' come quando uno incrocia l'ex moglie alla stazione, un vortice di sensazioni prende. Uno forse si sente pure tradito, ma la cosa bella è che una parte di me rimarrà sempre affascinata da quello sferragliare, dai ricordi che hanno preso forma su questo mezzo che dovrebbe costituire l'ossatura di un Paese.
Lasciatemi guardar fuori, allora, la prossima volta che ci salirò. E fatemi sperare ancora.

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