lunedì 26 marzo 2012

Tentativo disperato di recuperare i ritardi

Correva la stupidissima estate del 2011.
Di lato i campi erano appena stati trebbiati ed emanavano un odore così particolare, che penetrava dentro l'abitacolo dell'Eroica senza che io lo volessi.
C'era profumo di grano, quasi di pane tutto intorno alla Valdelsa, intorno alla schifosissima Statale 429.
Era l'estate di Give me Everything e Party Rock che venivano rimbalzate e propinate su tutte le radio, a tutte le ore, tutti i giorni.
L'Elba era bella, come sempre, con il mare smeraldino e le montagne alte che svettavano. La macchina correva veloce, anche troppo, tra le mie mani esperte di pilotaccio che pensava di rimettere a posto le cose, un giorno.
Un giorno, appunto.
C'era chi mi diceva "ti amo", e io rispondevo per mera cortesia.
Inizio a costruire corrispondenze, cose strane tra la mia vita e quella di Francesca, attuale compagna di vita.
Mi vengono strani parallelismi pesanti di quel periodo. Evito. Meglio.
E oggi vorrei andare in Chianti, ma sono ancora a piedi.
Il metrolift della mia città è lì che mi porta su al Baluardo, e solleva le mie velleità camminatorie.
Cammino e mi rendo conto di quanto sono in ritardo sugli altri. Belli sposati, con lavori solidi, e io invece rincorro chimere, i bollettini della cassa forense e la benzina che sale sempre più.
Sono in ritardo perché ho seguito il cuore, ho rincorso sogni, ho vissuto e vivo senza esistere. E me ne vanto anche, quando sembro agli occhi degli altri un eccentrico.
Invece di camminare corro dove gli altri vanno a passetto leggero.
Vanno a passetto leggero, gli altri, perché possono e io vado a 200km/h per le strade sapendo di essere in debito nei confronti di qualcuno, sapendo di essere lì pronto ad essere gettato fuori alla prima defaillance.
E' il duro compito di essere principi azzurri, di essere ancora in costruzione, un cantiere perenne. Sono colui che si insinua nei pensieri altrui e ne esce a velocità altissima, così come ne sono arrivato. Ci sono strade lunghe, che durano anni e sembra quasi di essere in gara.
E a tratti i pensieri si proiettano dove non devono, vanno veloci perché sanno di dover recuperare il ritardo. Eccomi, perenne ritardatario innamorato.

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