lunedì 19 marzo 2012

Quadro effetto notte


Tre persone, un'epoca, un dialogo, un'atmosfera.
Era l'estate del 2010, se non vado errato. Tre persone totalmente diverse tra loro, sedevano su un muretto isolato, al di sopra della città.
A far da candelabro: una torre, illuminata dal basso, senza più prestanza, senza più memoria, ma pur sempre simbolo da rispettare.
Non so come ci eravamo finiti, tre sentieri si erano incrociati; per uno ho dovuto compiere un lungo viaggio composto da km e km, mentre, per raggiungere l'altro si è reso necessario un percorso di evoluzione, durato anni.
Un concetto è riuscito ad unirci: nessun confine. Nessun confine fisico, per quanto riguarda l'amica delle montagne. Nessun confine morale, per quanto riguarda l'amico compaesano. E per me? Nessun confine, proprio nessuno, di nessun tipo, tanto che son riuscita ad incrociarli entrambi.

Dicevamo, era una notte calda, di quelle proprio appiccicose, che anche quando sei sull'unico cucuzzolo dell'unica montagna nel giro di chilometri, riesce ad impiastricciarti la pelle.

L'aria era profumata, ed il silenzio, se non fosse stato per le nostre parole, avrebbe regnato sovrano nella sua reggia sopraelevata. Dimenticavo: grilli su grilli condivano l'atmosfera estiva, come ubriachi nella notte di ferragosto.
Era una notte molto diversa da quella in cui, lo stesso anno, incontrai l'amica F., nel freddo inverno della Germania occidentale. Al contrario, era un giorno simile a quello del primo incontro con l'amico E.

Dunque, le tre persone più improbabili stavano sparanzate su di un muretto posto sull'orlo di un precipizio. Non parlavamo, blateravamo i discorsi più contorti e assurdi che si potessero fare, e forse era anche questo che ci piaceva. Ad un certo punto, a seguito di un commento su una mia sconfinatissima avventura, assolutamente da non rifare, E. se ne venne fuori con una perla che avrei conservato per tutti i mesi a venire.

"Ma tu sei innamorata di lui?" Sbuffò E.

"Che diamine significa essere innamorati? L'amore è impalpabile, dunque inesistente" Asserì serrando le labbra la 50% atea, 50% agnostica Mis-credente.

"Ci si innamora di tutto"
Risposta spiazzante.

Il silenzio. Il mio silenzio.

"Ci si innamora di un luogo, di un'idea, di una canzone" Proseguì lui. "Una volta sono stato in un paesino sulle montagne, sono convinto che non ci tornerò mai, ma mi è rimasto nel cuore, ancora lo ricordo..." Ecc... Ecc... Ecc...

Accidenti, un'interpretazione geniale. Chi diamine ha detto che l'amore deve esser baci, carezze, fiori e mandolini? L'amore è un'idea, un concetto, un gusto del momento, come il gelato al puffo, ormai estinto se non in qualche antiquariata gelateria.

Rendere proprio un concetto logorato dal conformismo, questa fu la lezione. In effetti di E. tutto si può dire, tranne che sia un conformista.

Così, in quella notte così infinita da arrivare a pensare di poter vedere più volte l'alba senza mai accorgersene, passai da non essere innamorata di niente e nessuno, ad essere innamorata di tutto. Anche io, come l'uomo che si innamorava di tutto (così lo definii dopo quella sera), iniziai ad essere la donna che si innamorava di tutto. Così, quando ad oggi mi fanno quella domanda che non avete nemmeno idea di quanto odi e trovi banale sulla bocca di molti (innamorata?), rispondo "certo" e proseguo con una sfilza di luoghi ed oggetti inanimati, sentimenti popolari, canzoni, idee, personaggi storici che fa perdere la voglia all'interlocutore di starmi ad ascoltare (mio ambitissimo obiettivo principale).

Ma la verità è che quella sera pure i miei confini mentali sono stati abbattuti. Non esiste uomo/donna che non sia perennemente innamorato di "qualcosa", ma, il più delle volte, quando si dice di esserlo di "qualcuno", ha vita più breve del gelato al puffo.

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