giovedì 15 marzo 2012

Ricordando giugno

Mattina presto, ma non troppo. Clicco sul mio nome su questo blog per vedere cosa posso aver scritto di me, che ormai non corrisponde più a realtà.
Un dettaglio risalta ai miei occhi: "membro da giugno 2011".

Il pensiero torna a quel tempo passato.
Primo ricordo: il calore. Il sole filtrava gentile e deciso già dal primo risveglio; gli abiti, al tatto con la pelle, non apparivano più così freddi come al tempo presente. L'acqua del lavandino, con cui, con la lentezza del mattino, mi rinfrescavo il volto, era tiepida sin dai primi istanti.

E questo è ciò che, anche questa estate, potrò nuovamente sperimentare. Ma è pur vero che non c'è una stagione che corrisponda esattamente all'altra. Siamo esseri in evoluzione e tutto cambia, affinché tutto sembri sempre meno uguale.

Mi sveglio oggi, in questa mattina non ancora di giugno, non ancora calda a sufficienza. Cosa vedo di diverso nello specchio? Molto. Non sono io ad essere invecchiata, e non parlo di uno specchio comune, ma del mio personale, a cui mi affaccio di tanto in tanto per controllare che tutto scorra nella direzione giusta.

Giugno 2011 era un mese di libertà, di strade appena concluse e di strade appena iniziate, sebbene conosciute da lungo tempo. Giugno era un crocevia di emozioni passate, presenti e future.
A giugno c'era una routine che mai potrà tornare. Certe persone ancora attraversavano quotidianamente la mia vita. C'era un'aria di inizio.
Mi sono sempre piaciuti gli inizi, quelli in cui devi scegliere una direzione, in cui incanali le tue gioie e sofferenze affinché trovino il sentiero più confortevole, assicurandoti un saldo sempre in positivo per gli anni a venire.

Ed eccoci qua. Non esistono più i lunghi viaggi in macchina, le strade consuete, i panorami nuovi ma quasi familiari, i luoghi, i pensieri, le persone...

Tutto è andato: ho scelto una via, che non è altro che "vita" con una "t" di meno.
Ad oggi mi trovo inscatolata in un corso di eventi che si è susseguito, portandomi fino a qui: un punto morto nell'ennesima strada dritta, ampia e piatta (cit.).
Dritto è l'orizzonte del percorso dinanzi a me, sebbene sappia che qualcosa cambierà. Leggermente più tortuoso appare, invece, se mi volgo all'indietro, ma bisogna sempre voltarsi con la coda nell'occhio, per non rischiare di fare retromarcia.

Ricordo i sapori di giugno, il tepore del sole e quel vento finto, al profumo di mare, che si confaceva, per inganno, alla mia pelle.
Addio Giugno, addio vecchia via.

Mi ritrovo adesso a cercare un senso alle varie scartoffie, ad una tesi che non può esser definita tale, tanto è sconclusionata, se non nel mettere alla luce che l'uomo è sempre più a 90°,ma sempre più illuso di esserne a 360°: il centro, la chiave.
Forse il mondo non avrebbe potuto continuare con la coscienza di essere schiavi, o forse questo nuovo antropocentrismo lima le riserve di ossigeno costringendoci ad una morte precoce?

Ad ogni modo, relegata nelle mie scartoffie, mi siedo e penso a quanto possa aver, allo stesso tempo, perso e guadagnato nel giro di questi mesi. Unica conclusione (di una tesi stavolta informale e più sensata) è che tutto, al momento in cui deve cambiare, cambia con estrema velocità.
E questo spero che possa rallegrare l'amico pilota XF. Tutti ci siamo persi almeno una volta, per giorni, mesi, forse anni, ma grazie alla coscienza di essere tali, eravamo vivi, come io ero molto più viva di adesso.
Nel deserto (nella mia accezione personale di "deviazione dalla retta via") abbiamo gioito e pianto, con quello spirito che spinge a muoverti, lo stesso spirito che perdi quando "tutto cambia" e ti adegui ad un leggero trotto che non ha più sterzate, profonda gioia, né profondi pianti.
Sempre più convinta che la regolarità sia il "prozac" della vita, quei mesi persa nel deserto hanno adesso un sapore di vissuto, non di sofferenza.

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