venerdì 16 marzo 2012

Luci nella notte

Giugno 2011. Ripenso anche io, come ha fatto Ilaria, al mese in cui aprimmo questo blog. E la mente ritorna a quei precisi istanti in cui aprimmo. Era la fine di giugno. La Multidistrettuale di Mantova c'era appena stata, a suggellare i sogni di qualcosa che avrebbe dovuto finire ma non finì lì e continua tuttora.
E ora arriva la mia risposta, molto sottotono, di livello molto minore alla bella esposizione della nostra senza dubbio stilisticamente ricercata scrittrice.
Era giugno, in effetti. L'Eroica aveva ancora solo 165 cavalli e l'assetto vecchio, se non con i distanziali. L'assetto faceva schifo, per carità. Avevo avuto, per una volta, dopo una parentesi mantovana, che tutto fosse a posto: c'erano ancora messaggi, contatti, non più dolci ma cattivi, rabbiosi.
Nei mesi precedenti avevo fatto di tutto per uscire da un tunnel fatto di lacrime, sospetti, di testa girata indietro.
E partì questo blog, con l'idea che il viaggio fosse un percorso introspettivo, dentro di noi. Iniziammo, con Francesco, e con la fida Ilaria, compagna di tante avventure e di tanti viaggi, anche eroici, amica vera e sincera, persona per cui ho provato qualcosa di forte seppur breve.
Comunque il tempo passava, e la fredda, solitaria e brutta estate entrava prepotentemente nella mia vita. Tentavo mosse avventate per riprendermi, illudevo persone, tante, che divenivano passanti non distratti della mia vita.
Le luci nella notte facevano male. Incrociavo fanali come lame che facevano bruciare per il sonno arretrato gli stanchi occhi che non avevano più lo sguardo acceso di un tempo.
Me lo dicevano tanti, che dietro a quel sorriso si celava una tristezza di fondo. E nel frattempo, qualcuno che avevo aveuto accanto sino a quel momento si dilettava, in ogni modo, per farmi soffrire, in una sorta di vendetta in corso.
Sms cattivi si susseguivano come martellate, e nella mia mente avevano il rumore di palline da tennis respinte, a far male, molto male, e raggiungevano l'obiettivo.
Colpivano forte.
Ma fu un periodo in cui, a distanza di poco, credevo di aver svoltato. A Mantova non sapevo che un amico stava diventando un fratello. A Mantova non sapevo che la via tracciata sarebbe stata una e improvvisa.
La strada è lunga per tutti. Lì per lì credevo di aver visto la fine del tunnel, ma era solo un tratto di strada all'aperto, peraltro abbastanza breve.
Tentai, in tutti i modi, di dimenticare.
Il tempo scorreva e non trascorreva, mai. Fino a che, quegli occhi che avevano quel fondo triste, quello sguardo sfuggente, paurosi di rimettersi in gioco, incontrarono altri due occhi sfuggenti.
Un'altra persona che provava le stesse cose e ostentava grandezza in modo pressoché visibile.
Succede che questi occhi si incrociano più spesso e non possono fare a meno di staccarsi gli uni dagli altri.
Succede che questi occhi si innamorano e, insieme, diventano felici.
Ecco la mia storia. Vissuta, in tanti modi e tempi. Adesso felice, vera, senza alcun filtro. Io amo. E sono orgoglioso della mia creatura.

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