giovedì 13 settembre 2012

Tramonto ligure

Autostrada A7, 90km/h, notte fonda, una serie quasi infinita di curve e di gallerie da affrontare a bassa velocità, un po' per il mezzo non proprio adeguato, un po' per il tutor che impone di tenere una media decisamente non elevata. Il padrone della Twingo bianca che sto conducendo dorme sul sedile posteriore, silenziosamente fiducioso, come d'abitudine per i miei passeggeri. Una nuova amica, silenziosa, a fianco.

Solo poche ore prima mi era capitato di sentirmi dire da loro "...eh, capita." di fronte ad uno dei miei nuovamente (purtroppo) soliti momenti di asocialità, di raccoglimento solitario, di alienazione dal mondo che mi circonda. Mi aspettavo il solito "Dai non rompere e torna qui!" ma così non è stato; non ho ancora capito se si sia trattato di poca confidenza nei miei confronti o veramente di comprensione del mio stato, ma in ogni caso mi ha stupito la reazione.


Ma eravamo sul mare, in un'altra regione, con ancora negli occhi le tonalità rosa e violacee del tramonto da poco trascorso, a quasi 170km da casa, la casa nuova, dove ora invece le lacrime scendono, silenziose, di nuovo, per sfogare quello che non riesco a far uscire in altro modo, quello che trattengo giorno dopo giorno per non forzare ciò che ho paura di rompere a priori, qualcosa che ha involontariamente iniziato ad assumere i caratteri di una dipendenza. E come al solito chi ci va di mezzo è la mia stabilità emotiva.

Inizio a cercare un po' di autostima, a cercare di capire dove i miei pensieri si contorcano fino al punto di distorcere la realtà, di mandare "la testa fuori giri" in un riflessivamente profondo circolo vizioso. Se è vero che "abbiamo bisogno di essere in pace col mondo per capire quello che ci gira intorno", questa pace la vedo ancora lontana...


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