lunedì 17 settembre 2012

Confini immaginari

Autostrada A4, tratto Vicenza - Padova, mezzanotte passata da poco, 135km/h in cruise, un'allegra e spensierata giornata alle spalle, con la consapevolezza che ci sono confini immaginari che si iniziano ad insinuare tra la mia vita e quelle di un numero sempre maggiore di amici. Per la prima volta mi sono trovato da solo sul primo gradino della scala, ancorato a terra, lontano, lontanissimo da qualsiasi spostamento verso l'alto.


È come se ci fosse un tappo che ferma lo scorrere degli eventi, un sasso che blocca l'acqua del torrente che vuole andare verso valle e crea invece pericolose turbolenze rallentandone il flusso; un macigno da rimuovere, o forse anche solo da smussare finché l'acqua non scivola via da sola riprendendo il suo, pur sempre tumultuoso, corso verso valle, verso altri torrenti, altre valli, verso altri fiumi; verso il mare.

C'è un confine immaginario anche in mezzo al mare; un confine che non so dove si trovi, un confine che non so se sto valicando oppure se mi ci stia semplicemente avvicinando ad esso veleggiando parallelamente a quello, senza mai superarlo; un confine che forse ho superato, io, solo, con la mia barchetta che cerca di seguire lo Scirocco nonostante i miei tentativi di immaginare altre destinazioni ed altre rotte da solcare con altri venti che gonfino le vele.

Cavalco questo confine immaginario ancora tra qualche altalenante sfogo, con gli occhi lucidi per i motivi più disparati, per le ansie da combattere, per la felicità, altrui, ma anche per la mia di cui a tratti mi accorgo, per attese che anche se ricompensate continuo a far fatica a sopportare.


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