venerdì 4 gennaio 2013

Una mano di vernice

Italo Bologna-Milano, 300km/h, seconda classe questa volta, scoprendo che il tavolino di metà vagone non è per niente comodo per il posto sul corridoio (la prossima volta che non trovo un'offerta in prima classe meglio scegliere un posto in una fila senza tavolino - praticamente tutte tranne le quattro centrali); torno alla mia città adottiva dopo tre giorni introspettivi di separazione tra presente e passato, di gruppi precostituiti e di realizzazione di differenze incolmabili, di solitudini reiterate, di amicizie consolidate e forti seppur ora meno vicine, così come altre recenti e contorte.

"There's no turning back, just leaving behind", frase da me coniata la notte di capodanno, risuona ancora nella testa. C'è ancora troppa confusione dentro, troppa nebbia che offusca i pensieri; l'unica soluzione possibile sembra veramente abbandonare pezzi di passato recente per riprovare a volare oltre le nuvole, anche se continuo ad aver paura che il motore non riesca ad affrontare la lunga ascesa.

Caratteri diversi, gruppi precostituiti incongruenti, bisogni divergenti... Perché soffermarsi su dolorose ed insolute questioni che sembrano tirar fuori lati di me che non mi piacciono? Perché non aver mai la forza di dare una risposta a tutte queste domande? Arriva, forse finalmente, la consapevolezza di essere una persona diversa alla ricerca di qualcosa di diverso.

Cerco il coraggio di abbandonare quei pensieri ripartendo dalle recenti melodie che hanno riempito di musica il finale scoppiettante di quel 2012 più enigmatico che mai; riparto da nuovi possibili incroci, da amici che sembrava dovessero allontanarsi e invece per fortuna restano vicini, da nuovi e pazzi compagni di viaggio, anche se con qualche generazione di differenza... riparto cercando di riprendere a vivere quei miei vent'anni che non ho vissuto.

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