martedì 8 gennaio 2013

Hey You

Un sabato invernale caldo, camminiamo, come sempre da soli, io ed i miei muri; quei muri che mi costruisco e che mi fanno sentire intrappolato nella mia stessa vita. Forse non erano abbastanza i cambiamenti, o forse c'è qualcos'altro che non riesco ad accettare. Certo è che attorno a questi muri ci metto un bel po' di carta da parati e provo a mascherarli, mimetizzarli, dietro i soliti vuoti sorrisi di circostanza.


Come nella grande tradizione pinkfloydiana lascio aggiungere i mattoni a questo muro, uno ad uno, alle persone stesse con cui interagisco, lasciandole allontanare, lasciandomi influenzare e guidare in mondi irreali, lontani da me, dove l'introversione non ha spazio. Ed ogni passo verso quei mondi è una piccola ricaduta in quest'ultimo anno e più di inutili e sciocche sofferenze, di finte scoperte, di immaginarmi ciò che non sono e di strade sbagliate.

Sì, in fondo devo sbagliare, devo farlo ancora molto; o almeno di tale avviso sono diversi dei miei aforismi preferiti. Devo comunque ripartire dalla considerazione che non è possibile mettere un punto fermo, capire che mi muovo su un terreno instabile, capire che i muri vanno scalati, cercando gli appigli, magari da un confronto one-to-one o una networking breakfast per affacciarsi su una possibile strada futura, per quanto ancora in veste più onirica che reale.

...non deve avverarsi quanto Waters scriveva...

But it was only fantasy.
The wall was too high,
As you can see.
No matter how he tried,
He could not break free.
And the worms ate into his brain.

Nessun commento:

Posta un commento

site stats