martedì 25 giugno 2013

L'amore impossibile e quello possibile (il mio battesimo sull'Ammiraglia)


Ho sempre paragonato le mie macchine a delle piccole navi. Il motivo è semplice: non le uso mai per brevi spostamenti.
Eppure sarebbero tutte nate per una mansione opposta a quella che svolgono: la Mito sarebbe da tirare sulle curve di Volterra, la Ypsilon che avevo fino al 2010 era una stracittadina.
Il Duetto forse è l'unico che andrebbe usato per il Gran turismo e la lunga percorrenza, mentre lo adopro solo per Colle e poco più.
Bravo Andrea. Faccio fare le 24h di Le Mans figurate alle vetture da città e da curvoni veloci, ne snaturo la motivazione per cui sono fabbricate.
Devo dire che la Ypsilon si guadagnò il ruolo di Ammiraglia sempre sulla A13 Bologna Padova, strada che conosce a menadito, sull'Appennino che uno ama follemente solo se è un pilota. .
La Mito se l'è guadagnato di recente, l'appellativo di Ammiraglia.
E' Ammiraglia nell'anima, eroica nel passato. Silenziosa, veloce. Le Missioni touch and go sono state la sua specialità. Adesso no, però.
E' Ammiraglia della mia piccola flotta composta da due navi, una nuova e una vecchia, entrambe affascinanti e terribilmente veloci.
Solo una per ora è carica di ricordi, l'altra l'ho dal 4 giugno: every car tells a story, è tutto vero.
La mia Ammiraglia ne racconta diverse, mi sa. Forse più di una. Forse troppe. Forse è logorroica come il pilota in preda ad un attacco di insicurezza.
Racconta il suo Shakedown a Montaione, in un periodo di "interludio" tra una fine e una ripresa dell'amore impossibile, con accanto chi è una vita che mi aspetta e continua a farlo ancor oggi.
Racconta anche che, per andare a riprendermi quello che all'epoca (fine 2010) supponevo esser mio, le tentai tutte. E ci riuscii. Anche lì avevo sbagliato, in modo più grave di quanto avvenne dopo.
Racconta la prima Missione Eroica, direzione  Roma, emozionante ma costruita.
Racconta il silenzio in un 27 marzo strano e brusco.
Mai una piega, mai un'esitazione.
Racconta anche la storia di una bellissima ragazza addormentata alla mia destra quando a Ladispoli finisce l'Aurelia bis e inizia l'autostrada per Civitavecchia, Grosseto, Siena, Colle. Casa.
Racconta anche di piogge battenti all'esterno, di piogge di lacrime all'interno, delle mani sul volante di pelle poste nel modo più stretto possibile.
Racconterebbe anche di qualcosa di bello che avvenne a fine dell'anno successivo, di una guida spericolata per una statale padana, di una strana quanto bella vita passata in Appennino a rincorrer sogni, e forse anche  a viverli per la prima volta.
Racconterebbe, se potesse parlare, anche di chi si sentiva navigatore e chi si sentiva pilota.
Racconterebbe di un tour to the Moon and back (Savage Garden), in cui la felicità non era così lontana.
Racconterebbe di una SS12 fatta per 100km in uno stato cadaverico, di una deviazione fantastica verso un museo particolare e unico, di una neve che quando arrivò non mi fece fare nemmeno una piega.
Quello che contraddistingue il 90% dei km fatti dall'Ammiraglia racconta storie di amori impossibili, uno in primis, tenuti su fino all'inverosimile, prolungandone oltre ogni termine essenziale l'agonia, in nome di un legame inesistente.
Racconta che l'impossibile diveniva effimeramente possibile. 
Racconta di furtive uscite da Via Bologna, dei 12,20€ di casello sola andata, delle buche di quella stupida e orrenda superstrada, della neve di Sestola nei 47km fino a Porretta con le gomme da track day, e lì sì che ero stato un pilota professionista di quelli veri.
Racconta anche di pianti, risate, di tratti pianeggianti a 130, dell'Appennino che domina alla perfezione.
Racconta delle recenti puntate nella città della Maserati e della stazione delle ferrovie vicinali, delle stradine irte di rallentatori.che il navigatore mi fa fare perché le città si aggrediscono da Sud, quando lì sarebbe comunque meglio uscire dopo. Forse la proverò questa strada.
Racconta delle speranze che ho riposto e ci ripongo, lassù oggi. 

Custodisce la storia delle bugie che mi sono detto, e sono tante e pesanti, ma lei è bravissima a mandarle via.
Custodisce le bugie che ho detto agli altri e che ho smesso di dire. 
Racconta la storia di un cambiamento necessario, e non compreso da chi doveva, racconta la storia di un giovedì sera strano e, oserei dire, magico, i cui sogni si sono infranti chissà dove la domenica successiva.
Racconta tutta la mia storia recente, quella vera, quella vissuta.
Racconta solo la mia di storie.
Racconta che, dall'altro lato, esiste anche la possibilità di amare in modo possibile. C'è a 30 anni, a 32 per la precisione questa sonora possibilità. Basterebbe volerlo. E io alla fine lo voglio.
Combatto per non accontentarmi.
Racconta che sono destinato a vita ad essere pendolare per amore, e non con i treni. 
Il mio battesimo sull'Ammiraglia si consuma in una strana atmosfera estiva, con la calma e la sonorità assente che contraddistingue letteralmente ogni tratto di auostrada col tutor che ti costringe alla disciplina.
Con la calma che contraddistingue la pianficazione delle conseguenze di una scelta brusca e di rottura. 
Quante ammiraglie avrò ancora?
Poche. 
In fondo sono solo oggetti ma sono intrisi delle mie emozioni calde e terribili.
Di amore impossibile, come quello di Sandy e Rolando in acqua e sapone, grande film di Verdone. Di amore possibile, come quello che finisce bene, senza grandi punte emozionali e da cui sono fuggito col piede in fondo per 32 lunghi anni.
Racconta la storia della vita insoddisfacente di chi si vedeva un tempo surclassare da stupidi trentunenni mantenuti,  da chi, con la velocità di un lampo, toglie le tende quando dovrebbe starti vicino, da chi, invece, ad una festa strana si trasforma in una bambola mora con gli occhi verdi che ti prende per un braccio e ti fa sentire nuovamente vivo.
Eh già.
Every car tells a story. Mine more than one.

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