lunedì 3 giugno 2013

Homeless


Autostrada A1, 130km/h. I 12 altoparlanti dell'Eroica Mito, ammiraglia della flotta automobilistica di casa mia suonano per la telefonata in arrivo.
Anzi, è l'ammiraglia della flotta MIA di macchine. Soddisfazione. 4 giugno in arrivo.32, bel numero ma non andiamo avanti ok?
Idioti con la Uno che entrano in terza corsia a Firenze Scandicci. Uscita dall'autostrada e il tratto che, quando c'era il nordest nella mia vita, pareva "di casa". Non lo è e non lo sarà mai più. Le distanze si sono accorciate. 
Casa è casa, punto.
La felicità degli altri è la mia, ormai.
Quanta umiltà c'è in un "ti penso", quella di chi sa bene che l'altro è indispensabile. Quell'umiltà di cui tantissimi hanno paura e che fa allontanare le persone.
Ti penso, sì. Sempre più. Non ho paura. 

Casa è dove scordo che ora è. E' così strano, si contano sulla punta delle dita quei momenti.
Li conosco precisamente e non ci so arrivare, ma sono tutti distanti. Roma, Bolzano, Colle, città sperdute.
32 anni forse con poca felicità, per esclusiva colpa della mia testa malata.
Sono un senzatetto perché non so sentirmi a casa. Semplicemente.
Oppure so che la mia casa è lontana da qui. Oggi, ancora di più.
Senzatetto.
Portatemi a casa. 

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