lunedì 24 giugno 2013

24 ore (parallelo tra corse e amore)


Autostrada A1, 130km/h. Il pilota nuovo, Quello del Duetto, rapidamente si insinua verso nord nel tratto nuovamente a tre corsie dopo anni di lavori. Firenze è alla destra del mezzo rosso, stavolta moderno, ma la mentalità è diversa.
Siamo nel giorno dopo la 24 ore di Le Mans.Vittoria Audi, dietro Toyota.
E' la mia gara preferita e milioni di volte ho paragonato le storie d'amore a questa massacrante competizione automobilistica.
C'è chi vince, ed è spesso l'Audi. La Toyota prova con un mezzo di tutto rispetto a vincere lo strapotere della casa degli anelli e non ce la fa.
La seconda Audi sbatte forte.
Errore di uno dei piloti. Si trascina claudicante ai box. Si è rotto qualcosa, in effetti. Torna in pista e VOLA TUTTA LA GARA.
Vola, sull'acqua e sull'asciutto. Volano i piloti, vola la vettura. Vola con una perfezione che quelli di testa non hanno e mai avranno. Con una precisione e una bravura che in testa non hanno.
Tentano di rimontare con la forza della disperazione, della rabbia, in corsa. 
Loro lo sanno di avere perso.  Lo sanno che non vinceranno.
Sanno che i primi sono andati, sono in cima, col loro passetto medio-veloce, a giocarsi la loro facile superiorità rispetto a chi rincorre.
Hanno sbagliato, loro. Rincorrono. Si trovano costretti per i loro errori ad avere un ruolo da comprimari, pur essendo i migliori in pista. Velocissimi ma inconcludenti. Velocissimi. Inconcludenti. Ne sorpassan tanti, ma i 6 giri di gap non sono colmabili. Si sdoppiano due volte.
Ma non è sufficiente. Quando qualcosa si rompe non si riattacca. Non si rimette. E' rotto. E non basta scusarsi in centomila modi. 
C'è da pedalare. 
Come quei disperatoni, che sono arrivati quarti, fuori dal podio, con una serie di giri veloci all'attivo da record, e la vittoria potevano prendersela tranquillamente. 

Così è in amore. Lo voglio ripetere: Quando qualcosa si rompe non si riattacca. Non si rimette. E' rotto. E non basta scusarsi in centomila modi.  
E' strano come certi cambiamenti avvengano in modo così rapido, come certe illusioni si trasformino in delusioni e certe voglie di vedere le persone si azzerino così, in un lampo.
E' facile, quando si ama di nuovo dopo tanto tempo.
Facilissimo, oserei dire. Anche troppo, se mi posso permettere.

Metto  la freccia, svolta a destra. Scalata di quinta, poi di quarta marcia, dentro il curvone a seguire. Certi pensieri si esauriscono con una facilità estrema, eh? 
Frenata. Brusca. Pestone sul pedale.
In fondo, ero uno che sapeva guidare un tempo. Odore di freni (alla fine pure loro).
Sogni di gloria che in tre giorni nascono, si sviluppano, e poi si arrestano in 2 parole: Ho scelto. I suddetti sogni si infrangono come una macchina sulle barriere.
Ne esci accartocciato ma illeso, caro Pilota.
Ne esci comunque perdente, se non sai trovare le contromisure adatte.
Ne esci con l'idea di non intrometterti più nel futuro.
Ne esci con l'idea che tutto sarà meglio.
Stranamente ne esci con un sapore dolce al posto dell'amaro che avrebbe dovuto esistere. 
Così sono io, che le gare di durata le conosco.
Sbatto nelle prime fasi, sbaglio, recupero.
Rasento la perfezione, ma qualcosa nel mezzo si è comunque rotto e chi si prende la MIA vittoria va avanti ed è irriprendibile. 
E la coppa va nelle mani altrui, la macchina in garage.

Lovecats dei Cure. Slash che incattivisce col suo album Apocalyptic love il tuo percorso breve casa-lavoro. Messaggi che non partono né arrivano. 
Bugie supposte che nemmeno esistono. 
Moti alternativi, stati di ansia, idee cambiate in tre minuti caratterizzano questo periodo.
Allora le dirigo verso il bello, il bel tempo, il piacere, le vittorie, sofferte e non.
Non è accontentarsi, è cercare la felicità, nella lunga attesa di strani eventi che avverranno, nel futuro lontano.
Stavolta non sbatto, vado dritto alla distanza.

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