giovedì 27 giugno 2013

L'amore conta: a distanza e sulla distanza


Non ho mai avuto tante fidanzate vicine. Ne ho avute tante, ma quasi tutte le più importanti (Giulia esclusa, era di Montalcino) sono sempre state  in zona "oltre 100km".
Non so perché mi infogno (piacevolmente) nella difficoltà che la distanza impone, e a dire il vero non me lo sono mai chiesto.  Nel disperato e comunque inutile tentativo di dare una logica a queste situazioni, mi rispondo che forse  ciò avviene perché amo davvero anche la strada, il contesto da "sabato del villaggio" che pervade tutto il viaggio, che amo le mie macchine.
A tratti si ama più il "contorno", forse la strada. Mi è capitato a 18 anni, con la prima delle mie decappottabili.
Forse è proprio il contorno quello che amavo su questa strada, dove mi trovo adesso, con la Spider Veloce, protagonista ignara di questo viaggio che mi porta automaticamente nelle aule di Tribunali lontani, come ho sempre sognato, di fare l'Avvocato a lunga percorrenza.
Sicuramente anche lei, nei suoi tanti anni di vita, ha tante storie da raccontare.
Non le voglio sapere, come il passato con le donne. Basta angustiarsi per le cose inutili. Lei è mia adesso.
Ed eccomi sulla SS223, a 110km/h, capelli al vento, anni dopo rispetto a quando ci passavo con significato con la prima Ammiraglia, ormai vecchiotta ma velocissima.
All'epoca c'era un teatro di tramonti di novembre su Montecristo, in discesa.
Ci passo anni dopo a momenti intrisi di paura: e alla fine, la paura di perdere una persona prevale sull'amore, sul sentimento stesso. Riflettiamoci. E' proprio quella lo stimolo che ti fa cambiare, che ti fa volare su cose che, col tuo cavolo di cervello di Avvocato evoluto, nemmeno avresti guardato di striscio.
E allora questi curvoni veloci intrisi di adrenalina ormai andata a male non mi fanno che giungere a una conclusione, mentre faccio il percorso inverso: non era amore, solo paura di perdere chi fuggiva. 
Ed era brava a fuggire.

Se ne fa una tragedia per mesi, ma dopo la fine di una storia, il mondo comunque andrebbe avanti semza cagarti minimamente, Italo e gli ETR 500 e 600 (scusate, faccio fatica a chiamare quei cosi FrecciaRossa e Frecciargento) tra Milano e Salerno ci vanno comunque, le navi non smettono mai di passare le macchine tra Piombino e Portoferraio, rapinandone i passeggeri, ecc. ecc.
Nemmeno la strada è più esattamente la stessa, c'è un tratto nuovo che assume connotati di perfezione autostradale, in cui, ormai, la traiettoria giusta non ti fa più gadagnare tempo rispetto a quando qui, al posto di questa perfetta quattro corsie, c'era una stradaccia dissestata e curvilinea.
Nemmeno noi siamo gli stessi. Ci evolviamoe capiamo, come me adesso.
Radio Italia si diverte a prendermi per i fondelli, in quanto ho scordato la chiavina beige a casa e mi sparacchia nelle casse potenti della Spider Veloce L'amore Conta di Ligabue, che mi ricorda davvero che l'amore è importante.
In quel caso non lo era: dopo, sì.
Quante briciole restano dietro di noi, ancora oggi. Perché andandosene, qualcuno che hai amato veramente, si porta via un pezzo di te e non te lo restituisce.
Ovviamente parlo di chi ho amato veramente. 
Probabilmente si è portata con sé L'Andrea della Mito. 
L'Andrea del Duetto, entrato in grande stile nell'estate 2013, è rimasto un po' incompreso. Da sempre pesantone, ma molto meno. D'altronde basta NON VOLERLE GUARDARE le cose, basta non dar loro la prospettiva giusta quando invece si pensa bene.
In amore, si pensa sempre bene.
Ci sono pure i cocci rotti, per carità.
Però, come dice un'amica, si può guardare il vaso dalla parte intera. Tutto vero. Sono io il primo che, in tempi andati, avrebbe comunque guardato nei postacci.
Ora no. Mi sento cambiato, diverso, meno ansioso.
E nonostante le costanti critiche che ricevo, io sono davvero l'Andrea del Duetto. 
Comunque, certi amori per me vengono fuori alla distanza, nella loro completezza. Un po' come una macchina che rimonta alla 24 ore di Le Mans e magari, per uno strano arcano motivo, ce la fa pure a vincere.
L'aria fresca forse stimola il  mio cervellaccio nelle considerazioni che uno a 32 anni dovrebbe fare. A 32 anni ci si dovrebbe pure sposare, in estrema ratio.
Ma il mio cervellaccio non si accontenta tanto facilmente, ed aveva la brutta tendenza a sparacchiare merda su chi ha la sfortuna di starmi accanto.
Sono migliorato. E nessuno l'ha visto.
Tutte le strade cambiano, ora sull'A1 si va dritto invece di girare a destra a Bologna, e va bene così, anzi va meglio.
Semplicemente guardo le cose con occhi diversi.
In questo mondo tanta gente, per la paura di decidere, per la paura di muoversi, scende a compromessi coi propri sentimenti. Li nega furiosamente, fa chiodo scaccia chiodo, si illude di trovare il meglio. La paura fa da padrona: paura degli amici, dei genitori, delle persone accanto.
La paura di perdere la persona accanto, che menzionavo prima, ci rientra. 
Il problema è che, se uno prova a negare i sentimenti, magari ce la fa anche, per un periodo. Magari ha anche l'illusione di aver svoltato.
Alla distanza viene fuori tutto, però. Viene fuori un dolore lancinante, una pietra piantata sul cuore.
Ma ormai si va oltre, e si vive ogni giorno sorridendo, e da un lato è stupendo.
M'abituerò a non pensare alle cose indietro, né a cercare qualcosa nel retrovisore della Spider Veloce.

Il tempo mi darà ragione, alla distanza. Io mi do già ragione adesso. In fondo, sono il mio avvocato. 

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