giovedì 5 aprile 2012

White blood cells


Questo post, concepito in un momento di non particolare buon'umore, prende forma perchè si parla spesso di long distance relationships pensando al lovvo (e long distance sucks), ma c'è un'altra categoria di relazioni che viene messa a dura, durissima prova dai chilometri: le amicizie. Le relazioni familiari invece di norma con la distanza stranamente migliorano, almeno nel mio caso, ma questa è un'altra storia. Le amicizie, la maggior parte almeno, a quanto pare vanno coltivate. Quando sei lontano, è più difficile. Banale, ma tristemente vero. Di dolce metà una ce n'è, e per lei il tempo si trova. Un altro vantaggio della monogamia. Ma quelle persone con le quali hai diviso pezzettini più o meno importanti della tua esistenza, che magari si sono un po' alla volta sparpagliate in città o Paesi diversi, le cui vite un po' alla volta hanno preso direzioni divergenti dalla tua, non è che puoi darle sempre proprio per scontate. Giustamente. Certo, ci sono amici che puoi non sentire per mesi e poi riprendere il discorso esattamente da dove lo avevi interrotto, ed è una cosa favolosa. Però questi amici sono rari. Inutile dire che sono quelli che preferisco, quelli delle ore al telefono, quelli coi quali si sta bene anche in silenzio, quelli che basta uno sguardo e capisci, quelli che non ti fanno pesare il fatto che non riuscite a vedervi spesso. Quelli che, tutto sommato, ti fanno credere che non importa in che parte del mondo finirete, perchè è ovvio che un giorno anche i vostri bis-bis-nipoti saranno amici. Persone del genere non mi hanno mai fatto rimpiangere i tempi andati, quelli di una decade fa per intenderci, quando per un' uscita serale nella pizzeria o nel pub di turno si ragionava in tavolate, perchè loro, quelli con la A maiuscola, sono il mio piccolo e adoratissimo gruppo di sopravvissuti all'ingresso nell'età adulta. Affiancati, man mano, dalle nuove leve. Ma cosa succede se inizi a realizzare che un po' alla volta rischi di perdere anche una parte dei tuoi prediletti, se la distanza e le assenze che questa comporta ti hanno provocato qualche piccola ferita che non si rimargina del tutto? Se chi non ha trovato il tempo per te per mesi pur condividendo il comune di residenza ha tempo per una trasferta oltremanica, e te allora senti che nei chilometri qualcosa si è perso? (No, non è riferito a te e... a te, che so che molto probabilmente leggerete questo post. Con voi il tempo in qualche modo si è sempre trovato. Ci vediamo prestissimo, a Londra). Se c'è chi ti risponde freddamente in chat perchè si è evidentemente sentito trascurato nell'ultimo periodo - e io invece no? Chi sa di averti deluso e manco ci ha provato, a rimediare? Chi inizia a chiederti come stai con l'appeal di uno sconosciuto, che a me passa la voglia di dirti come sto davvero? Succede allora che non so se fare io, un'altra volta, dei passi per accorciare un po' queste nuove distanze o ridimensionare ancora la mia lista delle A maiuscole. Mentre penso a prenotare il prossimo volo.

And we don't notice any time pass we don't notice anything we sit side by side in every class teacher thinks that I sound funny but she likes the way you sing

Non so se si  legge, ma la scritta sulla panchina recita: I was born tomorrow, Today I live, Yesterday killed me. Amo questa dolce fissazione che hanno qua per le memorial benches, fare le passeggiatone per i parchi e perdersi tra le scritte (alcune davvero belle) è stra-rilassante. A costo di riscatenare l'allergia.

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