martedì 17 aprile 2012

In viaggio con la mente

Lo so, questo spazio virtuale, sfogo delle pene mie ed altrui, parla di viaggi; ma ogni tanto non è solo il corpo a viaggiare.

Salgo su questa metro dei grandi dubbi con A Song For You cantata da Bublé nelle orecchie; il treno parte e la mente pure. Sogni ad occhi aperti? Forse. Speranze? Per un pessimista testardo come me? Diciamo che continuo a non crederci; continuo a sbattere la testa su muri di paure e di stupide convinzioni irrazionali, sempre con il timore di dare un nome a quelle sensazioni, con la paura di non farcela a continuare, la paura di non riuscirci e la voglia di mettersi a piangere per liberare quello che continua a restare dentro.

Scendo dalla metro con la solita maschera che copre le mie vere sensazioni, anche se il sole di stamattina mi ha fatto accennare un sorriso; mi metto a camminare per via Carducci e penso di nuovo a tutte quelle storie che popolano il mio psicologicamente travagliato presente; storie di stelle che non sanno di splendere, di un sole che ha illuminato una vita ed ora è dietro le nuvole, della ricerca di un nuovo rifugio da chiamare casa, di una barchetta in mezzo al mare alla ricerca di un porto sicuro e di un timoniere.

Bevo un cappuccino cercando di staccare la mente e concentrarmi di nuovo su quello che resta il motivo principale di questa nuova ricerca, il lavoro; un lavoro che continuo a sentire instabile nonostante tutte le certezze che mi sta cercando di dare.

Passano nove ore e mi riimmergo nei miei pensieri, e di nuovo Bublé mi guida verso il centro di Milano con una quantomai azzeccata Home, e mi metto a cantare, in mezzo alla gente; forse qualcuno mi guarda strano, anche se non esagero; ma avrei voglia di cantarla come si deve, spingendo sul diaframma e facendo uscire tutta la voce; ecco, quello mi manca; rivoglio un mio spazio dove far vibrare le corde vocali in libertà, per far parlare il cuore, anche se con parole altrui riadattate al mio mondo.

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