mercoledì 11 aprile 2012

Binari bagnati

Milano, via Mazzini, il cielo è appena diventato scuro, piove; il tram numero 16 non vuole saperne di arrivare, e fa freddo, nonostante i primi sprazzi di primavera della settimana precedente. Fa freddo fuori, fa freddo dentro, anche se forse è solo la stanchezza accumulata a fare brutti scherzi all'umore (o almeno lo spero). Non bastano un aperitivo in compagnia, una telefonata e qualche parola colorata a rinvigorire una giornata nata stanca conclusa su dei binari bagnati.

Resto in equilibrio su quei binari cercando di non scivolare su recenti incertezze e vecchie decisioni, senza accorgermi, tra la stanchezza e l'umidità, di tutti i cambiamenti che sono avvenuti nelle ultime settimane. Faccio di nuovo fatica a essere sereno, non riesco a sfruttare la mia cara vecchia pazienza (nulla a che vedere con la testardaggine - quella c'è e resta bella forte); faccio di nuovo fatica ad orientarmi e cerco un punto di riferimento, un faro che indichi la direzione, ed un po' di vento, ora che credo di sentirmi pronto a ripartire a vele spiegate.

Eppure c'è ancora quel vuoto, quel buco che non riesco a riempire, quella vela che resta sgonfia, quel motore senza benzina, che ogni volta sembra ripartire ma si ferma ancora prima di mettersi del tutto in moto; una lunga serie di false partenze che continua, giorno dopo giorno, ad allungarsi sempre più, relegando sogni e speranze in uno scantinato sempre più profondo, da cui non riescono a risalire.

Sì, cerco di convincermi che sia solo un effetto della stanchezza e della pioggia che è caduta per poco più di ventiquattr'ore (...e le previsioni non promettono nulla di buono!), cerco di credere che domani tornerò a camminare col sorriso per via Carducci senza la pioggia; ma ora è difficile conciliare questi pensieri con la buona doppio malto bavarese che era nel bicchiere ormai vuoto. E forse è ora di andare a casa, bere una tisana e riposare corpo e spirito.

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