venerdì 10 maggio 2013

Stimoli e pretese


Capita a volte che una persona si guardi dentro e che ostenti quella forza che non si ha. Si dà dall'esterno una sensazione di forza, indistruttibilità che poi non corrisponde al vero.
Forse mi è capitato sin troppo di farlo in passato.
Sono partito a tutto gas per un percorso, con l'entusiasmo di chi ha capito dove sbaglia e la voglia di riprendere a camminare per una via retta e non tortuosa.
Sono partito e mi vengono a consigliare di riportarmi su un momento felice, quello più felice che conosco.
Eccolo: Autostrada A22, 130km/h primi dell'anno 2012. Fiducia piena. Totale confidenza. Motore che non urla, la stradale che si scansa. Freddo. Il bus n.2 col biglietto a soli 60 centesimi, perché lassù si può.
Terme. Felicità. Felicità. Felicità.
La sensazione di aver vinto. Di aver trovato qualcuno di giusto.
Come tutte le belle cose stupende quella felicità finisce. E finisce pure presto.
Mi hanno detto di ripensarci, a dove voglio arrivare. Mi dà l'idea che sia un bell'impeto masochista. 
Finisce in un rovesciamento da parte mia di tutte le mie insicurezze su fondamenta che non ce la fanno a reggerle. Bel terremoto che hai causato almeno qui, caro pilota/Avv./innamorato non corrisposto.
L'innamoramento dura 180 giorni, come dice una Collega, Amica e blogger (grazie a metà della redazione di Eatmecousin!). Sarà condivisibile la cosa, però dopo le cose devon diventar facili. E non lo diventa mai per me.
Mi arrocchetto, mi contorco al ritmo delle mie idee e divento difficile, da principe azzurro con la spada spuntata a diavolo rosso incazzato come le mine senza motivi apparenti.
Bravo, Andrea.
Non ho pretese di scardinare equilibri vecchi. Non ce la faccio, perché la mia "pancia" sa bene cosa c'è e cosa ci sarà.
Mi riferisco a quella dimensione intima e sentimentale che tutti abbiamo, all'ultimo pensiero che abbiamo prima di andare a letto, all'idea di salire su un bus, un treno, o su una macchina ed andare via, prendere il largo con certi sistemi da innamorati veri.
Per ora non è così. Non lo sarà nemmeno, credo. Finirà un una bolla di sapone, in una spider due posti secchi e nel rinnovamento millantato e mai costruito, a colpi di Ray Ban Wayfarer, di quattrini volati in un cesso, di una sicurezza che non arriva, un po' come un treno locale di notte o l'intervento divino più volte richiesto.
La Missione, le cose eclatanti, le mosse per dimostrare il mio amore erano e sono frutto di una voglia di dimostrare qualcosa a me stesso in primis, ma soprattutto agli altri.
La paura di perdere una persona muove montagne, macchine, finisce treni di gomme, terribilmente inadatte agli Appennini d'inverno, come terribilmente inadatta è la Mito alle lunghe precorrenze, esattamente nel modo in cui inadatto sono io a percorrere un tratto di vita superiore a 180 giorni (ri-grazie Eatmecousin) senza intoppi.
Inadatto. Bell'aggettivo che mi descrive ora. Inadatto a vivere bene.
Self control: diventa un imperativo categorico da raggiungere, e una degna trincea che manifesto quando tutto fa male e di cui difetto nelle bischerate.
Ci arriverò. Sono partito bene.
In fondo, il dolore diventa sopportabile adesso. 
Devo dimostrare il self control nel gestire la mancanza, nel bastarmi.
Nel non accontentarmi.
Perché prima o poi tornerà chi se n'è andato, vedrà il nuovo (magari anche un Duetto in garage) e dirà che è bello questo nuovo.
Forse.
O forse no, si accontenterà delle abitudini che giustamente ha.
Non mi compete, adesso non devo e non posso ripensarci. Penso che dormo bene quando non ci penso. Settimana veramente riposante anche se distruttiva dal punto di vista lavorativo, la cartella "Caronte" di Dropbox più volte impegnata a ricevere atti scritti di notte.
Per questo non ci ho pensato e non ci devo pensare. Fino a che non sarà il momento opportuno. Opportunissimo.
E ora, a fondo.
Senza pretese ma con molti stimoli. In fondo sono io e resterò sempre io.

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