venerdì 18 maggio 2012

Clocks

Padova (o, meglio, da qualche parte a una decina di chilometri da Padova), nel nuovo appartamento di mamma, a sistemare le ultime cose del trasloco che si è ultimato mentre ero via. Tornata da tre giorni dalla Mia Londra, già andata a tornata da Trento, carte consegnate, libri presi. Quella strana sensazione di confusione che mi prende ogni volta che torno da un posto in cui sono rimasta abbastanza a lungo da sentirlo diventare parte di me. Un po' il sentirmi fuori posto dove sono ora, seduta in cucina con in testa un elenco infinito di cose da fare e accanto la stessa vecchia radio di quando ero una microbimba, la stessa in cinque case diverse. Un po' il ricordo già annebbiato - come accade quando stai sognando qualcosa e ti svegli all'improvviso - di quando, solo una settimana fa, a quest'ora ero seduta al mio desk vista Tavistock Square. E intanto guardo, impaziente e curiosa, l'iconcina Mail, in attesa di veder comparire la risposta per iniziare ad organizzare i miei prossimi mesi, le mie prossime partenze, sperando sia la risposta di cui ho bisogno. Penso che quella targa che avevo notato in un baracchino a Portobello Road sabato scorso avrei dovuto prenderla, almeno come autoaugurio per il futuro: una casa senza un cane è solo una House, non una Home. E che senza la mia Tea continuo a sentirmi come se mi mancasse un pezzo.

Am I a part of the cure? Or am I part of the disease, singing
You are
Home, where I wanted to go, home

Stasera sale a Padova la Dolce Metà, e questo è uno di quei momenti in cui un abbraccio è l'unica Cura di cui ho bisogno. Per ricordarmi chi sono e cosa voglio.
Intanto io ti ricordo così, Londra, col cielo inquieto ma carico di promesse.

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