giovedì 28 marzo 2013

Lettera ad un amico che se ne va


Caro Amico, 
presto prenderai un bell'aereone, di quelli grossi, un wide-body, forse un A380, forse un 777 Extended Range. 
Ma del modello non mi frega adesso.
Quell'oggetto volante identificato lo prenderai perché, giustamente, la tua carriera sarà lì, dall'altra parte di questa pallina sempre più sudicia schiacciata ai poli che si chiama Terra.
E' giusto così. Lo fai per te stesso,  e fai bene, ti ci voleva proprio.
Vincerai la paura di quello che è là, ci monterai. E non mostrerai segni di cedimento, in fondo sei un genio, sei molto più intelligente e dotato di senso pratico rispetto a me e a tutti quelli che ti circondano.
Sei solo dotato di un diverso modo di esprimere la sicurezza.
E a me mancherai. Come l'aria, perché per anni uno divide tutto poi la vita separa le persone che, così diverse, comunque si capiscono.
A chi dirò i miei sfasci sentimentali? A chi urlerò nel telefono "Basta, ci metto la croce sopra!", mentre i curvoni appenninici scorrono sotto le Pzero Corsa in una danza perfetta ed entrambi sappiamo che quella verità è solo momentanea.
A chi dirò "muoviti?". Mi hai fatto sentire utile e accettato, è un gran merito sai? 
Ho detto addio a tante persone (anzi, loro han detto addio a me e qualcuna aveva anche ragione, ma è un'altra storia), ma un amico che parte è un dolore molto più forte della perdita di una persona amata.
E allora, l'avvocato di campagna restio a tante cose, andrà a Fiumicino e su un aggeggio quadrireattore ci salirà pure lui.
Anche la tua Vale (perché in un certo senso è tua), su quell'aereo ci salirà. 
Ci salirà con me, perché se non lo fa la prendo per un braccio e ce la carico di forza.
Già immagino la scena: due strulli io e lei, in aeroporto a guardare il bestione biancorosso della China Eastern, con i passaporti nuovi di pacca, la valigia perfetta, 12 ore di discorsi a tutto vapore e due settimane da passare uniti. 
Me la immagino con la sua nonchalance e semplicità a scendere a destinazione, e io trincerato dietro gli occhiali con le ormai abitudinarie borse sotto gli occhi.
Non amo dire ste cose, alle volte uno ci passa troppo da sentimentale, da persona moscia in un mondo di arroganti che pure persone a me vicine apprezzano.
Stavolta però le dico a cuore aperto.
E' la tua vita che inevitabilmente ha preso una via, una fantastica via altrove. Lasciando un vuoto nelle nostre. 

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