martedì 26 marzo 2013

La grande città


I periodi di cambiamento aiutano moltissimo a capire tante cose. 
Non solo riguardo all'oggetto del repentino mutamento di vita, nemmeno così repentino, ma la mente si mette in moto in modo del tutto consapevole relativamente a una serie di fatti.
Mi viene, molto spesso, da riflettere su qualcosa che vorrei fare. E non si tratta di far mosse strane.
Premesso che davvero ora avrei la possibilità di partire un fine settimana e mi manca la compagna di viaggio giusta, e forse anche la compagnia maschile che è un po' persa per strada.
Tira là che questa è una storia di cui non devo parlare perché ufficialmente non esiste.
Rifletto, in modo sereno e forse troppo fatalista, sul fatto che vorrei iniziare a viaggiare, a prendere la maturità dei miei quasi 32 in mano e dire: "partiamo".
Di problemi ce ne son pochi, in effetti.
Sarebbe facile. 3 giorni a Trieste, 3 giorni a Torino, 3 giorni a Napoli. Mancano all'appello delle città da me visitate, in modo del tutto imbarazzante.
Grandi città mai viste. Eh sì.
Mancano unitamente ad altre all'estero, anche se per ora iniziamo dall'Italia. Non ho mai girellato perché quando avevo i compagni di viaggio mancavano risorse e voglia.
Ora che c'è la voglia e ci sono le risorse mancano i compagni di viaggio, a testimonianza che Dio dà grano a chi non ha sacchi e che il Sig. Murphy mi deve aver preso in particolare simpatia.
Mi chiedo perché la grande città mi attira così tanto.
Lo dico subito. 
Ogni volta che vado a Roma apprezzo la varietà di cose da fare che il mio paese di campagna con le persone ristrette non mi dà modo di avere.
Come un bambino estasiato, ogni volta che ci mettevo piede, alzavo la testa quando sento l'edulcorato e leggero fischio dell'aereo che atterra all'aeroporto vicino, e mi distraggo, preso da quell'affascinante ammasso di materiali compositi, carburante e altre amenità più pesanti dell'aria.
Di Milano apprezzo invece l'efficienza, la separazione tra le persone, l'assenza di giudizi campagnoli. Ci lavorerei eccome.
Mi piace da impazzire la capacità di stare al passo con i miei pensieri.
Tant'è che ho sogni internazionali ma se da qui non mi muovo non so per niente come fare.
In teoria sono partito bene, in pratica....

Ecco, quello che vorrei è viviere davvero una esperienza fuori da questo guscio, in cui mi sto creando una vita sicuramente agiata, ma forse piattina.
Di provincia, ecco.

Probabilmente è tardi. O probabilmente non è mai troppo tardi.
Forse, la mia è solo smania di recuperare il tempo perduto. Ma il main issue rimane sempre "con chi?". 
Iniziamo dai viaggetti. 
Nessun problema di solitudine adesso: non c'è senso di vuoto, né di paura di star male con me stesso. Grazie davvero a chi me l'ha insegnato. Potrei pure farli in solitaria.
Imparare questa lezione e viverla è stata dura.
Sono pronto, in effetti, a partire, libero da ogni fantasma, da ogni idea preimpostata.
Ho riguadagnato fiducia, in primis in Andrea.
Eh già, questi mesi sono stati una lezione continua. Impara l'arte e mettila da parte.
Tutto questo non significa che il sentimento è finito, anzi, è forte più che mai. Ma è diverso. Da acerbo è maturato. Molto. Consapevole. Reale e non morboso.
Forse, è la compagnia che conta. 

Pazza l'idea. 
Anzi, aboliamo questa brutta e incerta parola: buttiamola sulla certezza.
E' la compagnia che conta. Sempre. Mutatis mutandis. 
Le cose non sono belle se non sono condivise. 


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