mercoledì 14 aprile 2021

Mare come le montagne

 


Strada comunale delle Lellere, 80km/h. C’è ancora la zona rossa e si protrarrà per una settimana ancora, nel Comune di Colle. Chi sta passando accanto a me questo periodo della mia vita è seduto accanto, al posto di Virginia, al posto che le competerebbe in una situazione normale.
E' una persona intelligente, e non credo ignori il fatto che la mia testa è altrove, ma ha la capacità di farmi stare tranquillo nel fine settimana, e di vivere la pantomima che faccio per me stesso in modo meno traumatico. Quando sono con lei sono sorridente, simpatico, spigliato e naturale. Addirittura ho un colorito più intenso del solito. Queste cose il mio ego razionale evidentemente le conosce bene, visto che sa bene e si adatta alla bellezza e alla spontaneità del rapporto sotto cui, sicuramente, c’è un sentimento. Non so quale, so solo che sulla carta è la persona migliore che io abbia mai avuto accanto. Mentre scende dall’Enterprise, penso che sarà bello ricordare questi momenti e questa parentesi tra qualche anno, e magari dire a me stesso che sono stato un bischero, quando lei non mi parlerà più da tempo ormai.  La sua Mercedes nera si allontana, e io dovrei entrare in casa. Dovrei, appunto.

Solo che all’altezza dello stomaco arriva la fitta. Forte. Fortissima. Incidentalmente il mio sguardo si posa nello specchio.
Di colpo, le occhiaie hanno preso il posto del sorriso, dietro ai nuovi Ray Ban da vista, sono sbiancato repentinamente, con la mascella serrata.
E il pensiero va al di là dell'ora di nave della Toremar. Non ce la faccio senza te. Non ce la faccio. Non posso entrare in casa, anche se sono solo.

Spianata di Campiglia, 185km/h. Affido all’impianto frenante il compito di mantenere la mia permanenza su questo pianeta che muore. Ancora non è il mio turno. Il mio volto trasfigurato in peggio si riflette sul parabrezza, e ogni lampione, al mio passaggio,  ne rivela l’immagine rovesciata. Dopo Campiglia ci si butta a capofitto in discesa. Non è vero che “in discesa tutti i santi aiutano”. La discesa per un pilota è un problema psicologico. E allora trattengo il fiato e do tutto, è il mio sistema. L’Enterprise mi asseconda in questo essere Mr. Hyde, forte dei suoi quasi 5 metri, e mi avverte progressivamente che sta per scomporsi ma che non è ancora l’ora di controsterzare, ma di tenere il piede in fondo. D’altronde, è tedesca e sa bene quando darmi i segnali giusti, facendo il suo compito in maniera silenziosa e teutonica, appunto. 

Piazzola di Mugnano, frenata brusca. Si gira e si torna, interrompendo questo delirio di una domenica in zona rossa. Respiro. Respiro di nuovo. Torniamo a casa, mia navicella spaziale. 

Come direbbe qualcuno di là, vittima anche lei di qualcosa di ordito ai nostri danni, dentro di me c’è un “mare come le montagne”.
Siamo vittime di un braccio preso e di una frase simile a "sei solo mia". Siamo vittime di questo, ma le nostre strade ancora non si sono mai incontrate.
Un giorno ci incroceremo e ne rideremo, forse. Oppure io non avrò finito di fare le Missioni Eroiche. Spero che tutto questo finisca, prima o poi, e che, almeno stavolta, questo pollo non abbia modo di passare alla Missione Successiva. Perché, amica sconosciuta lontana, non ce lo meritiamo nessuno dei due il trattamento che abbiamo ricevuto, i discorsi alle nostre spalle, le costrizioni che ci tengono lontane le persone che amiamo, quando sarebbe tutto più semplice se tutto tornasse a posto. 

Rettilineo di Campiglia, viaggio di ritorno. L’Enterprise si piazza a 110km/h imposti dal cruise Control con la sua estrema e finanche eccessiva precisione. Spagna canta “Call me”, a ricordarmi che il Dr. Jekyll che c’è in me ha preso forma negli stupidissimi (ma belli) anni ‘80. 

D’altronde mi domando se io sia davvero il Dr. Jekyll che ostento ogni giorni, o il vero, reale, ansioso, coi denti stretti e la mascella serrata, Mr. Hyde che si butta a capofitto in preda a una botta di ansia terribile per le curve di Campiglia. La risposta è sempre quella, che termina con il proposito, mai mantenuto, di mentire un po’ meno a se stessi. 

Entro nel cancello. Il telefono suona, ed è la persona che ho accanto ora. “Ciao amore”. Respiro brevemente, affinché non capsica il mio stato d'animo. Il mio volto riprende repentinamente colore e forma:  “Ciao”. 

 



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