venerdì 31 gennaio 2014

A cavallo del nuovo anno


Shanghai, pochi minuti dopo la mezzanotte del capodanno cinese, boati, luci e colori a non finire tutt'attorno; guardo fuori dalla finestra all'ultimo piano del residence, mentre a duemilasettecento chilometri da qui un nuovo, inaspettato, pezzo della mia vita sorride sullo schermo del telefono.

Il capodanno segna anche cinque mesi di permanenza in questa terra, pur sempre straniera, pur sempre ancora sconosciuta, foriera di continue sfide, di barriere da scalare, aggirare ed abbattere; piena di colori, odori e sapori ancora nuovi. E di persone e di amicizie; da scoprire, da riscoprire, da avvicinare, da allontanare, da conoscere, da conservare.

Come sempre cerco di riguardare tutti gli eventi in ordine cronologico inverso per capire cosa mi abbia portato qui, a sedermi vicino a questa finestra per qualche minuto riempiendo una piccola recente solitudine, prima di riprendere le amichevoli sfide a biliardino di tarda notte tra una birra e l'altra. Guardo indietro e, a forza di cercare, i collegamenti vengono fuori; come se avessi bisogno per forza di spiegare quanto sta accadendo.

Non mancano i dubbi, legati al luogo, al tempo, alla distanza, a tutto quanto successo, alle scelte difficili (più o meno inaspettate) ed alle loro conseguenze (più o meno inaspettate, quantomeno nelle modalità). Ma in fondo se sono qui è anche per abituarmi a vivere nell'incertezza, per capire che non tutto si può pianificare. Imparerò, forse; per ora tocca farlo senza avere tempo per apprendere.

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