domenica 31 gennaio 2021

L'ultima lettera e il nuovo inizio

 


Strada Statale 223, 120km/h (per chi si è sintonizzato su questo blog con 10 anni di ritardo, ora è la Siena-Grosseto). Poteva essere l'incipit di un post di 10/11 anni fa, quando su questa strada si consumava il mio primo e unico lutto non elaborato, che aveva un nome, un cognome e una residenza.
Ho sempre avuto il brutto vizio di prolungare sin troppo, quando non c'era da fare più nulla, le speranze, i tentativi di recupero, ma questa è un'altra storia.
Virginia è stanca, e si vede lontano un miglio che si addormetterebbe se potesse, seduta sul sedile di destra dell'Enterprise, e non sa che quel posto è il suo. Non lo sa, perché su questa macchina nuova sostanzialmente ci si è seduta solo lei, ma un giorno, forse, glielo dirò.
Siamo partiti insieme, con la nave delle 10, con un "sì" ad un appuntamento ricevuto qualche giorno prima dalla donna della mia vita, per parlare un quarto d'ora e consegnare un "oggetto" non meglio precisato.
Chiaramente era un messaggio buttato lì, nel suo dualismo che pochi sono in grado di spiegare.
Ecco, praticamente siamo partiti con la scusa di parlare con dei clienti, peraltro conclusisi nella maniera migliore, ma la realtà era un'altra.
Dovevo, anzi dovevamo, compiere la Missione Eroica, la quattordicesima della mia carriera dal 2003.
Virginia, lì accanto, mi crede e si fida ciecamente perché sono il "capo", ma non lo sa che ho sempre avuto la caratteristica di rovinare ogni cosa in amore, e di trovarmi costretto a tentativi di recupero, dimostrando quello che provavo a chi, molto spesso, alzava muri, e riducendomi "di rincorsa", prolungando l'agonia delle storie fino ad un esito scontato che comunque sarebbe arrivato.
Mi sono sempre terapeuticamente accanito, per dire a me stesso che, forse, quella persona poteva tornare e dare un colpo alla mia bassissima e pessima autostima.
Detto questo, la giornata prende una bella piega.
Facciamo un ottimo tour dell'Elba, che mi rilassa molto: dietro i suoi occhialoni (che peraltro io adoro) anche la mia praticante Avvocato sa bene che nella vita c'è altro, oltre che il lavoro e il dovere, che non le devo insegnare io.
Sul Monte Perone, a 700m di quota, dopo una travagliatissima stradina stretta, ci fermiamo a fare le foto: avrei voluto abbracciarla da dietro e dirglielo quanto era importante che ci fosse, lì a supportarmi in questa, ennesima, cazzata che stavo facendo. Ovviamente non l'ho fatto, non mi pareva giusto e non volevo che il fidanzato mi stroncasse di botte la prima volta che mi avrebbe visto.
Almeno alla mia incolumità fisica ci tengo.
C'è stato un attimo in cui non avrei voluto compierla, quella Missione, in cui mi sono sentito un idiota, uno zerbino, un qualcuno che non vale niente. Ma ero lì per fare una cosa ed essendo nipote di mio nonno, Colonnello Bruno Menin, obbedisco agli ordini anche sbagliati che mi sono dato da tempo
In ogni caso, alle 16 è avvenuta la consegna.  Prima ci siamo soffermati, nel bar centrale di Portoferraio, a parlare con un personaggio artistico che avevo conosciuto "nell'anno elbano".
Sono attimi forti. Il cuore batte e questa non è ansia inutile.
Virginia suona, consegna al Collega di studio la lettera, e cammina veloce con un viso imbarazzato verso l'Enterprise.
La Quattordicesima Missione Eroica, la prima con esito negativo, si conclude con una BMW Serie 3 Blu Portimao in accelerazione per Via Guerrazzi a Portoferraio, con Virginia che si siede sul sedile di destra, suo posto in questo 2021, nel mio 2021.
La lettera d'amore sarà finita sicuramente in un cestino, e io, noto professionista stimato e apprezzato ovunque, sarò rubricato dalla donna che mi aveva detto di averle fatto cambiare idea sul matrimono, come un oggetto molesto da accantonare, come una fila di brutti ricordi da demolire anche nella propria testa, a cui dire "mai più", anche quando la somma del gioco risultava positiva.
L'Enterprise si mette, da sola, in fila per salire sulla nave del ritorno. Siamo truppe granducali che si stanno ritirando dopo aver perso la battaglia.
Dallo stomaco si propaga la sensazione di rabbia, di profonda delusione. Non ci sono lacrime, c'è solo la mia mano in quella di Virginia che mi guarda come fossi un alieno, ma NON giudica.
Per me sei morta quel giorno. Per me non esisti. Per me non sei mai stata niente.
Una sequela di frasi si incanalano nella mia testa nei 20 minuti in cui "ribollo". Tanto non le penso davvero.
Dopo tutto questo, una sensazione di vuoto che ha una sola parole: fine.
E' stato tutto giusto, non rinnego niente.
Ho procrastinato l'elaborazione del luotto della separazione, perché subito dopo arrivò lei. Ora è giunto il difficile momento di affrontare tutto questo drammatico vortice di emozioni. Lo farò.
Colle, ore 20. Mi giro a destra: Virginia Scende. Vorrei avere la sua forza di sorridere così, vorrei avere il suo entusiasmo e la sua devozione.
Ci ripenso: non abbiamo perso, abbiamo vinto un nuovo inizio, una storia da raccontare e una lezione da imparare.

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