giovedì 3 dicembre 2015

Tre ore e quaranta



Altitudine e velocità di crociera, Mare Cinese del Sud; l'Airbus A330 della Cathay Pacific vola tranquillo verso la sua meta (non ce la faccio a chiamarla "casa") e si lascia alle spalle la Cina, punta a sud-sud-est. Ma non è dalla Cina che è decollato; si è alzato da quello che sulle mappe di solito nulla è più che un puntino; un puntino che mi ha visto ospite per tre giorni.

Eppure tanto insignificante proprio non è. Lo insegna la storia, lo insegna l'economia... Ed a me, invece, cosa insegna? Cosa sono queste lacrime che vogliono uscire e che in più riprese ho provato a trattenere? Cos'è questa sensazione che per la prima volta mi ha riportato indietro le memorie di Shanghai? Cos'è questa voglia di non partire, di non tornare indietro?

Ho rivisto amici lontani che sono tornati vicini, amici prossimi a scelte importanti, amici che scelte importanti, diverse, le hanno fatte. Mentre io cerco ancora; cerco non so esattamente cosa, provando ad ascoltare le mie emozioni ed a lasciarmici andare; imparando; sbattendo la faccia per terra e guarendo le ferite; perdendo la mia solita attenzione a tutto.

Ma per chi parte in ritardo, la strada per imparare è ripidissima. E le ansie, di ogni genere e tipo, non mi danno tregua e mi consumano ogni energia residua, giorno dopo giorno.

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Sette mesi sono passati da quel volo; ora quel puntino sulla mappa è la mia attuale base operativa. No, non ancora casa, anche se vorrebbe fortemente esserlo; ci provo, giorno dopo giorno a farla diventare la mia casa, anche se i risultati tardano ad arrivare.

Provo a reinventarmi; cambio obiettivi; dico anche di no. Ma resta grande il quesito su chi io sia veramente, su cosa io voglia. E su dove io voglia veramente andare...

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