La cosa più divertente è che, quando inizio a scrivere, non
so mai cosa scriverò. So che il foglio bianco sottostante al falso inchiostro
spaventa, quindi lo cambio in un colore che più si confaccia alle mie esigenze
del momento.
Oggi pensavo ai sogni. Ho sempre sognato qualcosa di diverso da
quello che possiedo e mi domando se sia qui perché davvero ci sono voluta
arrivare o se mi sono fatta semplicemente trasportare con abbandono dalla
corrente di un fiume di eventi; malaugurata ipotesi, quanto, temo, reale.
Ho sempre sognato di viaggiare, costruire, vedere il mondo e
raccoglierne ogni frammento in una pagina della mia esistenza. Eppure sono
ancora qua, ospite della mia stessa casa, con in mano niente se non un foglio
ottenuto con tante speranze, poi mandate in pensione prima ancora di essere
messe in atto.
Cosa ho ottenuto? Ricordo di aver per un attimo sperimentato
la vita che avrei voluto e di aver provato un’insana solitudine tornando nella
momentanea casa accampata in fretta e furia tra le mura ammuffite di un
quartiere periferico, ma ricordo altrettanto di essermi trovata a lato di
persone che riempivano la mia esistenza ed aver provato la stessa sensazione di
solitudine, come l’essenza più intima del mio essere fosse altrove in attesa
che mi decidessi a partire.
Partire, restare… troppo spesso ci si illude che un’ipotesi
sia migliore dell’altra, solitamente la più comoda.
Una famosa
canzone dice “you’ll still be here Tomorrow, but your dreams may not”, ma forse
non è così. I sogni rimangono, ma diventano semplicemente
irraggiungibili. Se c’è una cosa che ho imparato è quella di non rimandare mai
un sogno ad un istante più appropriato, il tempo passa e si cade nella perversa
spirale di eventi che, con la sua forza centripeta, ti incolla al suolo.
Forse è già troppo tardi per i miei sogni o forse l’orologio
sta ancora ticchettando i suoi ultimi battiti prima che il porto chiuda alle
navi in partenza. Continuo a sperare che
sia vero che, quando tutto cambia, cambia in modo estremamente veloce, continuo
a sperare che ci sia un punto di rottura in cui il soddisfacente non si a più
abbastanza; un punto in cui le eliche iniziano a girare e le barriere del porto
si aprano verso un orizzonte di opportunità.
Forse anche questo è solo un sogno
destinato a tramontare.
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